Tacciano i poeti
Le lire strofe
Le algide rime
Le silvane atmosfere da boschi fasulli
E i priapici versi per imenee muse di carta.
Tacciano i poeti.
Depongano carte e penna
E tocchino con mano la pietra fredda
Del Duomo, si spauriscano i pensieri
Tra le guglie che acchiappano nuvole,
Vaghi la fantasia tra le mille e una statua.
Guarda, vittoriosa c’è una Nike su tutte dorata.
Prendimi la mano,
intreccia le tue dita alle mie.
Carne calda, sottile l’osso,
Felice ossessione di occhi a mandorla
E capelli di corvo.
Di te scriverò ancora, non mai.
Schiocca nell’aria una lattina di Monster,
Gratta la gola,
Accende la mente.
Dalle ragazze di strada
Arriverà il Canto Novo,
Dai vagabondi di stelle
Nativi digitali di indiane riserve.
Prendo nota e compongo.
Un po’ di caffeina, una penna
E vi riscrivo il mondo.
Tacciono i poeti. Ascoltano e già
Tra loro ridono. Ma non sanno:
Loro sono morti. Io sono vivo.
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