Quelli che raccontano l'Infinito
quasi Leopardi abbia gettato solo le basi
quelli che non si limitano a sognare
ma urlano alla luna e se ne stanno
col naso in aria a contar le stelle.
I poeti che indossano Montale
ad ogni affanno. E ad ogni feritoia
incontrano il male di vivere
camminando piano,
sulla groppa il peso dell'universo.
E i poeti taciturni persi
nei pensieri e nei loro amori
che scrivono un poema in tre parole
trafitti da un raggio che è già sera.
I poeti amanti delle contraddizioni
e i poeti maledetti tre volte
e quelli che scrivono normale
e di tanto in tanto nei vocabolari
rinvengono termini antichi,
poco usati taluni, altri poetici.
I poeti che scrivono bla bla
drin drin tri tri o fru fru fru
e forse si vogliono solo divertire
in questo tempo in cui tutto è stato detto.
I poeti di cantilene e filastrocche
e delle odi per ogni cosa inanimata o astratta
ma che non sono felici come Neruda
"fino all'ultimo profondo angolino nel cuore”…
sono forse i poeti incompresi?
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