Non ricordo il nome.
Occhi neri e tristi ma furbissimi e buoni
non sapeva stare fermo nel banchetto
proprio come me
guardava sempre fuori dalla finestra, alla scuola in riva al bosco
guardava gli alberi , e il buio tra gli alberi
verso un altrove raccontato, un altrove che non capivo
verso dove le rocce nascondevano il buio.
Oggi lo so,
all' uscita di scuola non erano le case di Como che vedeva,
erano le sue, con gli occhi strappati e i fantasmi alle finestre,
tranne una, e verso quella accellerava il passo.
Oggi lo so,
non ricordo il nome
e lo chiamavano il figlio della iugoslava,
ma forse era solo Giuliano
e lei jugoslava non lo era più,
lei non era più,
quel bambino era tutto ciò che lei era adesso.
Oggi lo so,
Oggi potrei essere nato a Fiume,
o in qualche altro mondo,
e guardo le case di Como col cuore strappato
cercando il portone dove ho bussato un giorno
perchè scendesse, almeno una volta, a giocare
e m'ha aperto lei, contenta
ma non è sceso.
C'erano ancora troppe camicie da stirare.

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