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Una notte di dicembre

di Giuseppe lonatro
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Pubblicato il 17/06/2024 18:41:14

Era un anno qualsiasi, ma sicuramente era dicembre, poco prima di Natale.

Prusak decise di recarsi a Petralia Soprana, un borgo incastonato tra le montagne delle Madonie.

Lì, anni prima, casualmente aveva conosciuto Tecla, una donna che lo aveva folgorato come mai nessun'altra, le toglieva il respiro. Una sera inoltrata, senza un motivo preciso se non il richiamo dei quei ricordi, Prusak decise di andare a trovarla, dopo tanto tempo che non la vedeva né sentiva. Così, salì in macchina e si diresse verso le Madonie.

Tecla era figlia di contadini, gente semplice e genuina. Aveva due fratelli che si spaccavano la schiena lavoravano la terra dall'alba al tramonto con il padre, mentre lei rimaneva a casa o girava per il paese sbrigando incombenze burocratiche. Tecla era di una bellezza scioccante, quando camminava per le strade acciottolate del borgo, tutti si giravano a guardarla, ammirandola in un silenzio quasi sacrale, dava l’impressione di una madonna solitaria, una presenza quasi spirituale che attraversava il paese come se fosse avvolta da un'aura di mistero intoccabile. Ma era semplicemente lei, Tecla: la donna più bella del paese.

Prusak ricordava quel primo incontro casuale, con una nitidezza che lo sorprendeva. Ogni dettaglio di lei era inciso nella sua testa: il modo in cui la luce del tramonto si rifletteva nei suoi occhi grandi, il modo in cui guardava, il suono della sua voce che sembrava sussurrare le parole, quella camminata e il suo cervello così cerebrale; quando stavano insieme Prusak quasi stava zitto, rimaneva in silenzio rapito da quella mente dai suoi discorsi così evoluti e mai banali. Come si poteva non innamorarsi dei quella mente?

In quelle sere fredde di dicembre, il pensiero di Tecla lo tormentava, come un fuoco lontano che ardeva solo per lui. Doveva rivederla per forza. Così le fece sapere che quella sera sarebbe arrivato.

Mentre guidava verso Petralia Soprana, Prusak rifletteva sulla sua vita e sui sentieri che lo avevano condotto fino a quel momento. Tecla non era solo un ricordo casuale del passato, ma una presenza che continuava a influenzare la sua vita. Era come se il tempo si fosse fermato, lasciando intatto quel legame profondo che li univa. Eppure si videro solo un paio di volte e ogni tanto si telefonavano. Prusak amava sentirla parlare. Ogni volta che riponeva la cornetta era come vivere una vita nuova. E ora, in quella notte di dicembre, sentiva che era giunto il momento di ritrovarla, di dare un senso a quelle emozioni che lo avevano segnato così profondamente.

Le montagne delle Madonie lo accolsero con il loro silenzio maestoso, e mentre si avvicinava al borgo, Prusak sentì il cuore battere più forte. Tecla lo aspettava seduta su una panchina come un faro nella notte.

Prusak giunse a notte inoltrata. Il luogo dove si vedevano era sempre lo stesso, la panchina della via centrale. Scese dalla macchina e una folata di freddo lo investì. ma non importava. La figura di Tecla era lì, seduta, con gli occhi grandi e radiosi che brillavano nella luce dei lampioni e la neve che iniziava a cadere silenziosa ed impalpabile.

Prusak si avvicinò, e senza bisogno di parole, si sedette accanto a lei. Si abbracciarono a lungo, in un silenzio carico di tanti significati, mentre gli sbuffi di vento gelido e i fiocchi della neve li colpivano invano.

Dopo un tempo che sembrò eterno, Prusak prese la mano di Tecla e la condusse verso l'auto. Salirono e, con un gesto deciso, chiuse le portiere, lasciando fuori il freddo e quel mondo che in quel momento non gli apparteneva, nessuno sapeva di loro e di quell’amore che non aspettava altro che esplodere.

Si avviarono dal borgo, le luci delle case diventavano punti sempre più piccoli nello specchietto retrovisore.

Guidarono in silenzio, immersi nei loro pensieri. Il paesaggio notturno scorreva intorno a loro, la neve raccolta ai lati della strada, poi Prusak trovò uno spazio appartato e spense il motore. Nell'intimità dell'auto, il silenzio era rotto solo dai loro respiri. Si guardarono negli occhi, e in quel momento, il tempo sembrò fermarsi. La distanza che li aveva separati si eliminava lasciando spazio solo a loro due, solo a quel momento.

 Si avvicinarono l'uno all'altra, e fecero l'amore con un'intensità che sembrava destinata a sfidare ogni cosa.

Quella macchina, quel luogo, in quella notte si trasformò in un rifugio sicuro, dove nulla poteva toccarli. Le mani di Prusak tracciavano il profilo di Tecla, come per imprimere nella memoria ogni dettaglio di quel momento. E mentre il mondo fuori continuava il suo corso, loro rimanevano sospesi in una dimensione propria, fatta di sussurri, carezze e promesse mai dette.

Alla fine, rimasero lì, stretti l'uno all'altra, avvolti nel silenzio complice la notte. Senza parlare, in silenzio ma felici.

 Le prime luci dell'alba iniziarono a filtrare attraverso i finestrini appannati, e il tempo riprese il suo corso. Ma per Prusak e Tecla, quella notte sarebbe rimasta per sempre un frammento d'infinito, un attimo di eterno, un ricordo di un amore che forse non avrebbe mai avuto un seguito ma che li avrebbe accompagnati ovunque andassero. Per tutta la vita.

 

2021

 


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