Pubblicato il 20/01/2020 18:31:16
Io ch'ero in mezzo ai nembi, ti vidi accanto a me. Eri un fanciullo pallido e dolce come il miel. Ritornello O Winkelmann, vieni con me... Ti do la stella bianca. E se la giovinezza, non ti consolerà, rimanga ogni carezza, da consolarti, amor. Vieni dipingi l'arca, lascia quel grattaciel e non aver paura dei lupi intorno a te. Io che non ebbi un dono da regalarti amor, vieni ti porto a casa, sarà felice Annethe. Siam giunti... Ora ci siamo affetteremo il pane... Indosserai il costume della giocondità. Senti la neve fiocca... Fiocca di bello... Quelle heure est-il... Se furono le dieci ritorni il canto antico. Se furono le nove non dire la verità che ti strappai alla strada pallido come un fiore. Johann Wolfgang Goethe, originario della Baviera, fu perseguitato dal regime Prussiano perché ligio alle idee di libertà. Costretto ad una forzata esistenza nelle vicinanze di Francoforte, gli era precluso dal governo qualsiasi approccio con il mondo circostante. Nonostante tutto, il Poeta ama, riamato Annethe, Wolfgang non ha il tempo di dichiararsi alla fanciulla... Questa gli viene strappata da abominevoli loschi individui. Il Poeta soffre immensamente, fino al pensiero di togliersi la vita, ma è proprio Annethe, con le sue luci, a sollevarlo, promettendogli che sarà la sua sposa. Narcel è il secondo affetto in quella terra di “ghiaccio”. Si tratta di un fanciullino, che il Poeta vedeva sempre con il nonno, morto il nonno il bimbo, già orfano, si trova in una situazione di panico. Il Poeta gli va incontro; lo accarezza, lo coccola... Lo porta nella propria abitazione. Vorrebbe tenerlo per sempre, ma sa di essere perseguitato. “Non dire a nessuno come sei giunto a me...” Il bimbo è riconoscente al Poeta; lo chiama papà Ghoté e con il suo sguardo amorevole, gli assicura eterna gratitudine. Il sogno di tenere Narcel, non si realizza, per le solite spie...
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