Mezzogiorno e trentacinque e oggi è il ventitrè.
Questo paese è insipido come succede ai vecchi. Per questo ci sono venuto ad abitare.
Adesso è trentasei. (Devo stare attento al tempo, altrimenti mi sfugge).
Con la luna ho problemi: il naso mi confonde i lineamenti e non annuso il tempo. Con le nuvole è peggio.
A mio agio coi libri. Lì si salta (epoche, continenti, calessini, notte di giorno, giorno nella notte, albe tramonti tramestii trambusti, stelle nei vasi con i fiori. Donne). In pratica: salti a picco. Non ti accorgi del sorpasso del tempo.
Nel paese, la gente si muove lentamente e quando cammina sembra quasi ferma. Questo mi tranquillizza. Quando non esce è meglio.
Ho riempito la casa di clessidre: mi costringono a muovermi come se fossi sabbia. Quando ne rovescio una, un'altra è già finita e devo rovesciarla di nuovo. (Dovrò eliminarle?) Uguale per la rotazione dell'universo.
Questi paesi medioevali sono piuttosto oscuri. Ciò aiuta ad ignorare l'alternanza del giorno e della notte. Certo non la elimina del tutto, ma con alcuni accorgimenti (tende rigorosamente spesse e persiane tappate) la cosa si semplifica.
Quando Carolina viene per le pulizie in genere è mattina. Le ho detto di venire anche di sera, senza avvertimento, così, a rotazione irregolare. I pasti? Quando capita.
Tuttavia non riesco ad evitare di controllare l'orologio. Lo so che è una contraddizione, ma mi devo smentire.
Adesso è quasi cinquantuno. Questo significa che per scrivere queste poche righe ho impiegato circa quattordici minuti (devo pur conoscere la velocità del mio pensiero).
D'altra parte pensare è rimediabile. Comunque una fatica inutile: non si pensa che a perdite e l'orrido del mondo. Per fortuna i pensieri per loro natura sfuggono e si può sempre dimenticare.
Quando penso astrazioni sto tranquillo. Dunque, che ora è? All'incirca più tardi.
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