Il lago era di un colore blu petrolio
Il temporale aveva imperversato per tutta la valle coprendo di una pioggia leggera i prati verdi del palazzo. L’erba bagnata pareva scintillare sotto un timido sole, apparso dietro la cortina di nuvole appena disciolte.
Francesco, lo sguardo corrugato, osservava dalla finestra la bella fontana zampillare sulle vasche di travertino, quasi centellinando goccia dopo goccia, al pari dei suoi pensieri, pensieri carichi di oscuri presagi.
All’età di 84 anni la sua vita conservava ancora il potere di condizionare e controllare l’importanza di determinate scelte. Lucido e in buona salute, sì, però dentro si sentiva così infinitamente solo, solo e vecchio.
L’amata moglie, morta sedici anni prima, aveva condiviso l’amore per quel palazzo, dono di nozze della madre di lui, ma solo per un tratto della loro vita coniugale.
Lei aveva sempre amato quelle montagne e il lago, che ora, dopo il temporale sembrava di un blu petrolio. Poi, improvvisamente e con graduale distacco aveva preso a viaggiare per l’Europa, separandosi dalla sua vita e dal suo mondo, colmo di doveri ed obblighi. Lei non avvezza al palcoscenico aristocratico, aveva alla fine deciso di seguire la propria indipendenza, la propria autonomia, era sempre stata uno spirito ribelle, determinato.
Lui l’aveva amata molto, al di là delle tante amanti con cui si era intrattenuto.
La morte del loro unico figlio maschio, morto suicida, li aveva in qualche modo divisi per sempre. Solo il bene, l’affetto, continuava a tenere insieme quel legame. Le molte lettere che riceveva da lei, ora da Corfù, ora dal Mar Jonio o dalla Germania, dall’Italia e dalla Svizzera erano tutte venate di una fraterna dolcezza.
L’ultima lettera gliela aveva spedita dal lago di Ginevra confidandogli che non era mai stata così bene, dopo una lunghissima passeggiata sul lungolago sotto i raggi ancora tiepidi di un sole settembrino.
Poi… poi, era successa la disgrazia…
Francesco si riscosse, i ricordi ultimamente riaffioravano nei momenti più strani.
Tornò alla scrivania dando le spalle alla finestra, si accomodò su una poltroncina e nel silenzio più assoluto prese a leggere il manoscritto che aveva vergato di suo pugno poche ore prima.
Prese la penna e la intinse nel calamaio senza un attimo di esitazione. Firmò velocemente col suo altisonante nome e cognome.
Era il 28 Luglio 1914.
L’Austria aveva appena dichiarato guerra alla Serbia.
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Nda:
Con quell’atto sottoscritto proprio presso il palazzo di Bad Ischl (laghi salisburghesi) lil 28 luglio del ’14, l’Imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, all’età di 84 anni firmò la dichiarazione di guerra contro la Serbia, dando inizio alla 1^ guerra mondiale e firmando egli stesso la caduta dell’Impero austro-ungarico. Lasciò Bad Ischl il giorno successivo e non vi ritornò più. Morì 2 anni dopo nel 1916.
18 anni prima, sua moglie Sissi (Elisabetta di Baviera) che aveva preso a viaggiare per l’Europa, affrancandosi dalla vita di corte e dal marito, fu assassinata da un anarchico italiano sulle rive del lago di Ginevra mentre stava imbarcandosi su un battello.
Rodolfo, fu l’unico infelice figlio maschio della coppia. Morì suicida insieme alla sua amante, Maria Vetsera, nel casino di caccia di Mayerling, nel 1889.
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