Non so dove vanno a morire i miei passi
penso a lidi antichi miraggi ed oasi
nel deserto e penso a floride siepi.
Non so cosa chiedono i miei occhi
stormi passano celeri e non mi domando
se si tratti di corvi o gabbiani.
Né levo lo sguardo. L’acuto grido
non è il gracchiare grave che l’aria graffia
ed il bianco nitore è preferibile al nero.
Testimone di tanto clamore l’orecchio
il pensiero distratto un istante assai breve
ritorna allo svago consueto.
Così può apparire a chi a me dinanzi
legge assenze e non viaggi nei miei occhi
attratti da più quieti orizzonti.
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