Anche se vedo oltre
sono qui
il peso di questo corpo
se mi chiedo chi sono io
rispondo tante piccole cose
e nulla che io possa fare,
telefono a casa
odoro le viole
ormai senza profumo
i gelsomini
che sono un ricordo
e tu
che non mi aspetti più
in fondo alla strada
l’orizzonte sgombro senza confine
e il nulla
che non cerca più di nascondersi
alle mie spalle le attese,
rivalse,
mi guardo di spalle
solo io sullo sfondo dell’orizzonte.
Con tutte le scarpe che ho portato
ti fossi vicino.
Con il loro look
fascisti ai fori imperiali,
sono tutti morti
preda di un movimento
che non poteva non fermarsi.
Lorena in fondo alla piazza
dove non è mai stata
lei che mi aspetta
nel ricordo di un sogno
prima che la mia attesa
si facesse adesso.
Code all’entrata di una mostra
per un’epopea ancora da scrivere
che nessuno
scriverà.
Con la roba sporca in valigia
tornerò
sono memoria vivente
di chi non c’è stato
mi è testimone la carta igienica
gli avanzi di cucina
e i piatti sporchi
che nessuno vuol lavare.
Gianna ricorda tempi migliori
con il suo cane
a camminare sull’argine.
Ci saranno nuove mostre
temporanee
forse per vedere i ritratti
del Parmigianino
non sarà il caso di chiedere a Ashbery
se siamo moderni,
con i lavori stradali
e i templi ancora da edificare
resterò sempre io:
un artista
profondamente scorretto.
Sarà una nicchia
resteremo fuori dalla porta di casa.
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