Alex Majoli - Milano, 2012. Via Conchetta.
La strada, poi, non è la stessa
che calpestavi lasciando scie di luce -
e ti mutava il cielo nei pensieri
se ti facevi sera
nel tempo tuo caduco e chiaro
di vaporosa mongolfiera.
Ora i passanti sono volti d’orme,
epigrafi di nebbia
in scialbe già svanite scalfitture.
Supine sentinelle gli alberi
a logorroici bagliori,
pietosamente chini su ragazzi
d'ombra, senza cifrari
a guaire su isole d’asfalto
mute, aggrappati ai pali.
Confonde il richiamo lungo dei cani
come un guinzaglio che trattiene
senza più attesa, senza come.
Da un capo all’altro della passeggiata
fiammelle inavvertite sulle foglie
non sanno quanta vita ci trascorre
da chissà quante, quali altre mani.
Trascorrere nell'aria originaria
con la pelle esaltata di frescura,
sperare - come con ultimi occhi.
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