Pubblicato il 30/11/2019 17:57:37
Poesia che levighi, con tempra furibonda pieghi, deformi, risani, sino alle ossa. Ne esultano i giorni affastellati come sassi in sponde alla vita che stagna d'acqua sonnolenta. Tu, poesia, onda ribelle che t'incunei nella diaspora del tempo nel logorio della parola fra pietre di senso t'avvali dell'ossigeno di un possibile dio per espirare una genesi dirompente: guizzano luci dalle branchie dei pesci e si creano fiori dal limo e dal nulla così lussuriosi e puri da governare la corrente. L'immagine è opera dell'autrice, "Amorino dormiente", olio su cartone telato.
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