Pubblicato il 10/11/2019 14:53:31
Pianse Jou Jou, l’ultima volta al sole e pettinò sentendosi più sola i bei capelli d’oro.
Come la sirenetta in su lo scoglio, considerando l’imminente volo, si chiese: “Sarà lungo il mio soggiorno? Se ne uscissi sconvolta?”
Pianse… poi, fece il giro delle stanze; giungeva nel giardino tra rose e fronde; c’erano tanti, molti fiori bianchi, bianchi ed azzurri, come trasparenti. Ma, pallido il visino delle fate, rivelava un disagio. Ed Esperia regina, gemeva in un cantuccio. La bimba se ne avvide… solerte accorse: “Te, veggo scolorire, dolce fata che rendevi felice ogni mio giorno… dovrò, dunque, partire?”
E la fata annuì: “Ma non temere, non pensarmi perduta.”
Muta raggiunse il mare la reginetta e, inginocchiata sulla sabbia fine: “Mare,” gli disse, “la mia malinconia, non ha confini che ne sarà di me. Che ne sarà di me, della tua brezza, d’ogni ramo gentil sulla riviera senza un pensiero, alla mia primavera recondita e felice?
Ma porterò nel cuor le tue fragranze, le brezze, già racchiuse nel libro di poesie, le dolci essenze, la malinconia, di non saperti lungi dal mio sito. Mare, perdono.” E, dicendo così, cadde la mano, inerte e bianca su frammenti d’oro.
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