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Addio Mortelle
introduzione
Addio Mortelle, spiaggia, sole e fate, per il mio pianto, io ritornerò
ma porta il mio bacio a Messina, città dalle mille landò; la Bianca Madonna ci guidi, nell'ora che volge al desir.
Sulla riva dei verd'anni, volli ancora rimaner, la valigia è quasi pronta... ma rimango insieme a te.
Addio Mortelle, rive amene di poesia. per il mio mare, io ritornerò.
C'eran cupidi sulle spiagge soleggiate, case, rondini, bambini e le vele innanzi a te.
Cielo d'aprile, accompagna i miei pensieri meglio vivere dell'ieri, e sapermi sul suo cuor.
Addio Mortelle, spiaggia, mare e fate... Per la mia attesa, un fior ancor...
Id: 56765 Data: 14/02/2020 14:13:14
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La filastrocca di Valentino
Valentino, Valentino, stai sul palmo della mano.... E un passato assai lontano mi riporta al focolar.
C'era... c'era... una micina che ti offriva il latte e il miele, ma voleva, nel cortile, un bacetto, un bacio ancor.
C'era ancora un orsacchiotto, che appetiva il riso e il pane, ma mi disse: “Son le otto ci vedremo il lunedì.”
E c'era, infine, Meghi, la bianca pecorella che disse son più bella se leggerai con me.
C'era... C'era il mare mosso... un garzone, una fornaia... Per riempire tutta l'aia, quattro papere comprò.
Or ci son tre caravelle... Le comprai per tuo amor; scegli solo la più bella. Ma il timone lascia a me. Be... bee be.
Id: 56743 Data: 13/02/2020 17:52:57
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Uno specchio sprovveduto
Uno specchio sprovveduto non voleva dirmi che m'ebbe visto e vergognoso, sempre intento a quel bicchier. Va', ritorna ai tuoi silenzi; vissi sempre accanto a te. Ebbi il cuore di un fanciullo, ma l'impronta fu del re. Se ti dico queste cose, è per dirti dei mie amor... Sempre libero e confuso, amai solo il mio destrier. Tu che ami l'“avventura”, siedi adesso accanto a me; voglio dirti una sol cosa: pensa sempre alla tua Anneth. “Anneth...” Anneth, dolce Anneth, nel ricordo felice di te, saprai, che il mio cuor appartenne soltanto ai tuoi dì per me e sappi, però, che rimane il mio sogno con te. Anneth, dolce ben, non accadrà mai più ch'io apra quella porta senza incontrati, amor. Libera interpretazione dell’opera: “Lo specchio”, di Goethe. Il Poeta non riesce a darsi pace per la morte di Anneth, uccisa da losche persone, gelose dell'amore corrisposto, di un anziano verso una bella e giovane ragazza. A cercare di consolarlo è lo specchio che, attraverso i riflessi di luce, manda a Goethe segnali di fede nella sopravivenza: quello tra Anneth e Wolfgang srà presto un sogno realizzabile.
Id: 56521 Data: 03/02/2020 15:44:28
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A Narcel
Io ch'ero in mezzo ai nembi, ti vidi accanto a me. Eri un fanciullo pallido e dolce come il miel. Ritornello O Winkelmann, vieni con me... Ti do la stella bianca. E se la giovinezza, non ti consolerà, rimanga ogni carezza, da consolarti, amor. Vieni dipingi l'arca, lascia quel grattaciel e non aver paura dei lupi intorno a te. Io che non ebbi un dono da regalarti amor, vieni ti porto a casa, sarà felice Annethe. Siam giunti... Ora ci siamo affetteremo il pane... Indosserai il costume della giocondità. Senti la neve fiocca... Fiocca di bello... Quelle heure est-il... Se furono le dieci ritorni il canto antico. Se furono le nove non dire la verità che ti strappai alla strada pallido come un fiore. Johann Wolfgang Goethe, originario della Baviera, fu perseguitato dal regime Prussiano perché ligio alle idee di libertà. Costretto ad una forzata esistenza nelle vicinanze di Francoforte, gli era precluso dal governo qualsiasi approccio con il mondo circostante. Nonostante tutto, il Poeta ama, riamato Annethe, Wolfgang non ha il tempo di dichiararsi alla fanciulla... Questa gli viene strappata da abominevoli loschi individui. Il Poeta soffre immensamente, fino al pensiero di togliersi la vita, ma è proprio Annethe, con le sue luci, a sollevarlo, promettendogli che sarà la sua sposa. Narcel è il secondo affetto in quella terra di “ghiaccio”. Si tratta di un fanciullino, che il Poeta vedeva sempre con il nonno, morto il nonno il bimbo, già orfano, si trova in una situazione di panico. Il Poeta gli va incontro; lo accarezza, lo coccola... Lo porta nella propria abitazione. Vorrebbe tenerlo per sempre, ma sa di essere perseguitato. “Non dire a nessuno come sei giunto a me...” Il bimbo è riconoscente al Poeta; lo chiama papà Ghoté e con il suo sguardo amorevole, gli assicura eterna gratitudine. Il sogno di tenere Narcel, non si realizza, per le solite spie...
Id: 56243 Data: 20/01/2020 18:31:16
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Dedicata al mio sposo
Tu, affinché non tradissi le emozioni, sembravi, a volte, perso... Distaccato... Ma rispondevi a un cenno del mio cuore e sorridevi, mi chiamavi: “Amore...”
Tu sorridevi, sia ci fosse il sole, sia col pallido cielo.
O, il nostro cielo... come fu diverso! Ritornano le ambrate passeggiate al sol d'autunno, al pie' del nostro colle, quando, nel silenzio, mi prendevi per mano e mi dicevi: “Ascolta...”
Ritorna come prima, perché, ci amiamo tanto; lo sento dal tuo cuore, sempre vicino al mio: se non ci sono figli e, nemmeno, nipoti, c'è sempre un gatto perso che chiede solo amore.
Quanti momenti belli, quanti momenti amari... Soviemni un triste giorno: io stavo male: sentivo una radice staccarsi dal mio cuore; volevi confortarmi, volevi darmi amore...
Schiudevi il balconcino, siccome, sempre fai:
s'offriva alla tua vista, un fiore delicato, una pallida rosa, tremula... Eppur, fiorita.
Allora... mi hai chiamata; risposi: “Vuoi dirmi qualche cosa?”
Muovendo le tua mano, mi hai detto: “C'è una rosa...
È pallida, tremante, ma è pur là: fiorita.
Il suo respiro lieve, è un ritorno alla vita...
È tua madre: la vedi?”
Id: 55942 Data: 31/12/2019 16:33:16
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Dei sogni infranti
Dai sogni infranti senza una ragione, rifulse il pianto di un dolore antico.
Da quell'ultima estate che ci vide volte al tramonto, sulla riva amena,
un pensiero riporta alle ferite che tu celasti a me, lungo il cammino.
Madre, là, sulla costa, noi restando sole, il dì scrutammo, mano, nella mano e auscultammo il silenzio: vermiglie luci, mistica poesia, mare... Ricordi... La malinconia...
Udivo nella voce tristi, vibranti note e poi, un singulto greve che giunse fino al cielo.
S'apprestava la sera ed al mio cuore, così parlasti, madre:
“Figlia, dai tuoi vent'anni, non colsi mai la gioia;
tralascia i sogni infranti; c'è una ragione in più.”
Discese nel mio cuore un tremito infinito: “Mamma, se voi piangete, vivere, non potrò.”
Id: 55925 Data: 29/12/2019 17:11:24
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Il ricordo di nonna Giuseppina
Io ti rivedo, nonna nel pallido sembiante, non ho ricordi, ma la lunga treccia, delinea i tratti delicati. Non ho ricordi e sempre, i tuoi capelli denotan gli occhi belli, i gesti, gli atti. Io ti ricordo nonna, perché mi dice il nonno: socchiudi appena gli occhi e ancor la rivedrai. Come sei bella nonna, nell’abito nuziale, le lacrime del sole irrorano il tuo volto. Figliola, mi ammalai, ma non volevo dire al nonno, ai miei germogli che stavo... per morire. Come sei bella nonna, mi appari come in sogno, qual rosa tra le spose dal delicato stelo. Pinuccia, io non sapevo... Un giorno ebbi paura; io non avevo voglia di avere il mio ritratto. Ed era troppo tardi, quando ne chiesi uno. Nipote, io non volevo che un labile abbandono tradisse i sogni infranti, svelando le mie pene. Pinuccia, ti vedevo insieme al papà tuo guardare fra le ciglia, la lacrima sospesa “è per la nonna, vero?” Ritorno al mio mistero per dirti alcune cose: le foto che non vedi, risplendono nel cielo. Quell’unica che volli, che quasi reclamavo, fu solo un espediente perché non stessi male. Non fu scattata. Pinuccia, ti vedevo di già nel preesistente con i tuoi capelli sciolti e l’abito da sogno. Mi hai chiesto: ti somiglio? Ti rispondevo: molto. Ascolta: apri il mio scrigno; ti ho lasciato un ricordo.
Id: 55827 Data: 20/12/2019 17:25:54
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Padre
Nella ricorrenza della scomparsa del mio papà.
Padre, finché hai potuto tu mi hai accompagnato per i sentieri impervi della vita, per le strade del mondo, Tu, che in giovinezza, non eri andato oltre Roma. Io ero sempre per Te la tua bambina. Nei momenti cruciali, la tua mano sempre ho sentito stringere la mia; Tu la stringevi per darmi vigore, affinché non avessi più paura... O papà caro, quante delusioni la tua fragile vita ha annoverato! Oggi, Tu sei malato; i tuoi occhi stanchi si interrogano su molte cose. Papà, ti chiedo perdono per i momenti in cui non ti ho capito, per quelle gioie che avrei tanto voluto... Non dimenticherò mai, gli immensi sacrifici, sostenuti per noi.
Id: 55784 Data: 16/12/2019 12:09:29
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Addio, scuola di riviera
Ti ho veduta uscire dalla scuola, dare un bacio al mesto genitor.
“Papà, sei triste?” “Ho avuto un crampo al piede; no, non temere... Domani, ci sarò. Ma... Se non posso, ti affido al professore.(1)
Sii lieta, amore... Non soffrire più.”
“Addio, scuola, che forse mi hai veduta... Se mai ritorno, ti dirò di me.”
E, ti rividi, socchiudere il cancello, solinga, afflitta, immersa nei pensier.
“Se mai ritorno, ti dirò il mio sogno, scuola lontana, di codesta età; ma se non posso... Sfogherò il mio pianto. Addio, per sempre balda gioventù.”
La strada corse per la via fanciulla... Il tuo singulto, lo rapiva il mar.
Ero presente... Non sapevi nulla, piccola Giugi, non sapevi, tu.
(1) Professore G.Pascoli.
** L'Autrice immagina che a parlare sia Giovanni Pascoli. **
Id: 55763 Data: 14/12/2019 18:00:02
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Sodalizio dinverno
Era febbraio, al cadenzare lieve, veniva avanti, un po’ canterellando…
Veniva avanti con l'ombrello bianco, mi disse: “Perché piangi, o mia sorella?”
Risposi: “Vedi… sono tanto stanca. Attendo la corriera delle 20:00.
Non comprendo la neve: è molto bella, ma acuisce il tormento e sto pensando... C’era la neve e la mia dolce mamma, ad ogni costo, volle accompagnarmi.”
Ci scambiammo un abbraccio. Mi disse: “Ti comprendo; ti capisco. Ma, in antitesi a te, godo il momento, di sentirla, impalpabile e pur vera, sul mio nudo percorso. Mi ricordo la mamma e tutti insieme, a goder dell’incanto.
La corriera non venne e ci svelammo alcune confidenze:
“Se mai dovessi… Se mai dovessi un giorno far ritorno, non chiederei mai più, d’essere donna, vorrei essere un fiocco.”
Le rispondevo, quasi di rimando, “Io, no. Io non vorrei mai più, dolce sorella, rinunciare alla gloria che ci spetta.
E ritornassi, ancor, milanta volte, tutte le volte, vorrei essere donna e riabbracciare ancor la stessa mamma.
La corriera veniva: era già notte; un fil di pianto, ci rigò le guance; poi… prorompemmo senza più ritegno.
C’era la neve; c’era un vel di stelle. Noi lo sentimmo, quale un lieve canto, qual fil di gemme, tra azzurrate piante, sodalizio d’inverno.
** - La poesia parla di un feeling emozionale tra due docenti con un’amara esperienza in seno all’ambiente scolastico. - **
Id: 55746 Data: 13/12/2019 13:04:04
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Si perse il tempo
Sul filo dei ricordi vi ho cercato, melanconie di un cielo inenarrato… Chi siamo noi che ci parliamo poco? Senza toccarci, ne vederci mai?
Si perse il tempo…
Si perse il tempo in cui un riflesso d’oro splendeva sul fermaglio dei capelli
eravam principesse di castelli, eravamo fanciulle innamorate.
Principesse eravamo ovunque il sole, al sogno desse sprono e all’avvenire.
Si perse il tempo… Dove andiamo noi, che pur volendo, non ci raggiungiamo?
Si perse il tempo... E fummo noi bambine, prigioniere di un mondo inadeguato.
Vivo il mio tempo: e ancora vi ho cercato, per dirvi solo due parole antiche: ci rivediamo?
- Dedicata alle mie Cugine. -
Id: 55717 Data: 10/12/2019 13:41:19
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Operazioni di riporto
Pinuccina, nella scola mesce i ceci alla fagiola...
Gli uni biondi, l'altra bianca, ma qualcosa c'è che manca...
La lenticchia è picciridda, ma, chi ha fame, se la pigghia...
Gli uni e gli altri insieme pone ed è pronto il minestrone.
Or la chiama la maestra: vuol sapere la lezione:
“Quanto fa dieci più nove?” “Dieci e nove fan ventuno.” “Quanto fanno nove e dieci?”
“Dieci e nove... Fan trentuno.” “Quanto fa, nove per nove?”
Pinuccina, non risponde: la maestra la soccorre
e le dice: “Fa ottantuno; or, dividilo per due:
quanto viene nel riporto?” Pinuccina, si confonde
cerca, invano, un numerino che le dia qualche conforto
cerca, invano, un numerino tra le cifre, che, mancanti, stan giocando a nascondino.
Traduzione del sentimento popolare siciliano: Nuccia, Nuccia, va a la scola: mesce ceci alla fagiola: la fagiola è minutidda: chi ave fame se la pigghia.
Id: 55679 Data: 07/12/2019 18:59:42
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L’ultimo schiaffo
Ti interpellai nel nome di un ricordo e di una data, non ricordo quando... Mi rividi, tra i banchi, ali di corvo, travolti dalla stessa gioventù
La scuola era finita.... Nel giorno del congedo, quell'aria effervescente, mi spauriva.
Ma i professori, erano felici..... fidenti nell'auspicio di rincontrarci.
Mi avvicinai a quell'ultimo, cui tremava la mano.... Egli mi scorse subito; mi chiese: “Dove andrai?...”
E gli tremò una lacrima
Di tempo ne è trascorso..... la vita ci travolge, ma il cuore non si arrende e Ti ho rivisto: Ci siam venuti incontro, e, stretti in un abbraccio, mi hai detto: “picciridda....” Come sono felice …...
E di', pure a quell'altra che sapeva capire.... che il Professore vuole...
La voce si perdeva..... rivolta pure ad altri..... “Facciamoli incontrare i miei ragazzi.”
Dice un proverbio: “Solo chi si arrende, non è capace di nutrir gli affetti...”
Compagna d'altri tempi, ti cercai.
La tua risposta La tua risposta fu come quel fuoco che ottenebra la mente: “Se dal cielo mi cerca un Professore, sono una Santa.
Ci salutammo in un arrivederci.... implicito il sentirci
Piombò il silenzio.
Finché, ancora io, mi risolvevo a contattarla, conscia dello schiaffo; ( ne avevo avuti altri e glielo dissi).
Mi rispondeva: “Ci sentiremo...... Quanto a risentirci.....
Non sei una Santa, per parlar coi morti....
Porgevo l'altra guancia e Ti dicevo: “Domando scusa.”
Id: 55428 Data: 18/11/2019 14:07:40
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Addio allo Ionio
Ma prima di partire la bambina, riprese il ventaglino fronde e fiori:
“Mare, ti prego… Non me ne volere per quella volta…
Ero in ginocchio, stanca di aspettare la lunga attesa del mio genitore: era l’ultima pesca.
Ma porterò nel cuore e tra le pieghe il tuo colore, la fragranza antica e il tuo respiro più di ogni altra cosa
ovunque andrò,
nelle foreste d’oro, sarà l’essenza d’ogni mia giornata.
Domani partirò; non mi lasciare.”
E palpitando le rispose il mare: confida in me. Accolgo le tue scuse. Vi lascio la mia pace. Iddio vi benedica. Lasciami ancora un sogno e un ramo azzurro.
Ritornerai? “Ritornerò, lo giuro.”
E nel dire così, quella bambina, irruppe in pianto nell'incanto d’oro.
Id: 55410 Data: 17/11/2019 14:34:13
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La quinta stellina
dedicata alla mamma
Mamma, ricordi ancora, la poesia? Eri un piccolo fiore di collina e non volevi dirci di star male. Io ti vedevo pallida, sfinita… Come una quercia, conscia del dolore (1).
Mamma, cuore bambino…
Io ti sentivo fulgida, posata sul mio cuore, come una stella piccola che trema.
“Mamma, dico di lena… Te la ricordi ancora la poesia?”
E tu annuisti; “La dicevo a scuola, quando ero bambina.”
Me la puoi recitare?
“Quattro stelline, ho visto passare… Quattro stelline sull’orlo del mare…”
Poi ti fermavi.
Mamma, ora so: ti vedo alla marina, mentre sorridi, mentre canti ancora… Ma…
Inesorabilmente, ti eclissavi per non vederci sempre litigare.
(1) Riferito a dissapori tra fratelli.
Id: 55390 Data: 15/11/2019 16:32:53
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Quelle heure est il?
Un pendolo scandì la nostra estate, dal soggiorno in cucina, in sintonia al verso spensierato del cucù. Papà leggeva sulla verandina, perso in un sogno... Erano giorni pieni, effervescenti... E Tu, mamma, cantavi Il canto s'effondeva... andava al cielo... Si posò lento sulle settembrine. Il canto di mia Madre era l'Italia Quelle heure est il?
E Tu, Padre, l'udisti. Umidi gli occhi, all'eco di una musica d'altare, le andavi incontro: “Me la puoi cantare, per Noi l'Avemaria?”
Papà, ricordi... Mi sembra di sentirti, mentre dici: “C'è qualcosa di nuovo, oggi nel sole...” Sì, mi hai capita... Penso al professore che rivedemmo insieme una mattina...
Mentre ti penso.... nella stanza attigua, rivedo il vecchio libro di Francese Ci stringevi al Tuo cuore, c'impartivi le prime nozioncine... Ma tu, non parli... Cosa mi vuoi dire?
Pinuccia, ascolta... Nella mia breve vita, così lunga, fu quella lingua il solo mio diletto, un fievole respiro dopo il pianto...
Pinuccia, ascolta... C'è ancora nella casa, il libro antico: fai il segno della Croce; leggilo sempre; non lasciarlo mai.
Papà, gli dico: “Ti ricordi quando...” Risponde trasognato: “Quelle heure est il?”
Id: 55373 Data: 14/11/2019 13:21:10
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Arrivederci, Mortelle (1)
Camminavo silenziosa, mi fermai dinnanzi a Te Ero l'esule, l'esclusa che ritorna per amor.
Come pioggia, va il pianto... Io ti devo lasciar... Non c'è un'orma e un incanto... mi preclude il cammin.
Le scarpine erano strette, per raggiungere il Tuo Cuor... Camminavo a passi stenti per poterti riabbracciar.
Ma Tu, dormivi, Mortelle, come una stella del Mar.
Volsi uno sguardo al mio tempo lontan, per darti un bacio e ancora un fior.
Ma Tu, dormivi, Mortelle... come una stella del pra'.
Volsi il mio pianto al cancello che, non volendo, ti legò.
Addio, Mortelle, ritornerò.
(1) Mortelle: frazione di Messina.
Id: 55351 Data: 12/11/2019 14:08:47
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L’addio di Jou Jou ai due mari
“Non tremare così” disse il Tirreno nel rivederla pallida e pensosa. “Sarà bello ove andrai; con me convieni. Ci son fiori silvestri e rii canori, le foreste dilette delle fate. Non piangere, perché mi rivedrai.”
“Sappi… Ben dici, mio diletto mare, ma già mi manchi. Ritornerò. Ritornerò, se vuoi, quando rinascerà l’alba sul mare, in quell’ultimo dì.”
Così parlò la rondine sparviera, mentre il suo canto le strappava il cuore. Muto salì, fin verso la collina… S’empì di luce nell’immensità. Trasecolò, fra quelle ciminiere, toccò ogni croce. Si adagiò sul mare.
* * * “Addio, mar Ionio, mi sei tanto caro non ti scordar di me. Se poi, sul molo, incontrerai il Poeta, donagli ancora un ramoscello azzurro.” “O tu che parti, rondine straniera, non ti stupire… Piangerò con te. Sono lo Ionio, unito all’altro mare; sarem per sempre, l’unica vision. Ti benedico; porta il mio pensiero, il mio respiro, la mia libertà.”
Nota esplicativa:
Jou Jou è una bambina di 9 anni, nella quale si identifica l’Autrice. A Jou Jou, circostanze familiari, il trasferimento del papà, precludono di affacciarsi all’adolescenza nel proprio luogo di origine, Messina. Con accorata sensibilità, la bambina dà un saluto ai due mari presso le cui sponde, si recava sovente, insieme al genitore, che amava tanto il mare ed aveva l’hobby della pesca.
Id: 55332 Data: 11/11/2019 11:55:48
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Laddio di Jou Jou
Pianse Jou Jou, l’ultima volta al sole e pettinò sentendosi più sola i bei capelli d’oro.
Come la sirenetta in su lo scoglio, considerando l’imminente volo, si chiese: “Sarà lungo il mio soggiorno? Se ne uscissi sconvolta?”
Pianse… poi, fece il giro delle stanze; giungeva nel giardino tra rose e fronde; c’erano tanti, molti fiori bianchi, bianchi ed azzurri, come trasparenti. Ma, pallido il visino delle fate, rivelava un disagio. Ed Esperia regina, gemeva in un cantuccio. La bimba se ne avvide… solerte accorse: “Te, veggo scolorire, dolce fata che rendevi felice ogni mio giorno… dovrò, dunque, partire?”
E la fata annuì: “Ma non temere, non pensarmi perduta.”
Muta raggiunse il mare la reginetta e, inginocchiata sulla sabbia fine: “Mare,” gli disse, “la mia malinconia, non ha confini che ne sarà di me. Che ne sarà di me, della tua brezza, d’ogni ramo gentil sulla riviera senza un pensiero, alla mia primavera recondita e felice?
Ma porterò nel cuor le tue fragranze, le brezze, già racchiuse nel libro di poesie, le dolci essenze, la malinconia, di non saperti lungi dal mio sito. Mare, perdono.” E, dicendo così, cadde la mano, inerte e bianca su frammenti d’oro.
Id: 55324 Data: 10/11/2019 14:53:31
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Visione 2
Eran belli i tuoi capelli che tremavano nel sole, che fuggivano gli errori, sempre intenti al professore.
Un cancello tra le rose si schiudeva innanzi a noi; tra il respiro di ogni cosa, ti baciai senza parole.
D’improvviso apparve un ponte; sormontava quel quadretto e la vidi, la casetta tra gli ulivi e il bergamotto.
“Professore, ho perso il tempo… io non so cosa mi accada; ti ho pensato in riva al mare e ti penso ovunque vada. Ho tradotto le frasette: sono belle ed eloquenti, ma mi lascia un po’ perplessa il latino ingarbugliato.
Professore, io Vi amo. Ho sbagliato ciò che ho detto... Puoi correggermi, se vuoi.”
Nota esplicativa: In questo brano come in molti altri, mi immedesimo nel ruolo del poeta G.Pascoli, professore di Lettere Latine. Si parla di un amore tra il docente e la sua studentessa. La studentessa nell’esprimere il proprio parere, sui nostri progenitori, gli antichi Romani, si era un po’ confusa… e candidamente aveva criticato il Latino, ritenendolo difficile da tradurre per la lunghezza “estenuante” dei periodi. Il Professore, rimprovera la fanciulla, con aria severa e le fa capire che la lingua Latina è semplicemente armonia delle parole e, quindi, musica. Questa poesia è un idillio, una storia d’amore tra il professore e l’allieva.
Id: 55304 Data: 09/11/2019 13:41:08
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Visione
Eran belli i tuoi capelli che tremavano nel sole, che fuggivano gli errori, sempre intenti al professore.
Un cancello tra le rose si schiudeva innanzi a noi; tra il respiro di ogni cosa, ti baciai senza parole.
D’improvviso apparve un ponte; sormontava quel quadretto e la vidi, la casetta tra gli ulivi e il bergamotto.
“Professore, ho perso il tempo… io non so cosa mi accada; ti ho pensato in riva al mare e ti penso ovunque vada. Ho tradotto le frasette, ma non oso andar lontano…
Se ho sbagliato, ciò che ho detto, puoi correggermi, se vuoi.”
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Nota esplicativa: In questo brano come in molti altri, mi immedesimo nel ruolo del poeta G.Pascoli, professore di Lettere Latine. Si parla di un amore tra il docente e la sua studentessa. La studentessa nell’esprimere il proprio parere, sui nostri progenitori, gli antichi Romani, si era un po’ confusa… e candidamente aveva criticato il Latino, ritenendolo difficile da tradurre per la lunghezza “estenuante” dei periodi. Il Professore, rimprovera la fanciulla, con aria severa e le fa capire che la lingua Latina è semplicemente armonia delle parole e, quindi, musica. Questa poesia è un idillio, una storia d’amore tra il professore e l’allieva.
Id: 55285 Data: 06/11/2019 12:12:16
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Linvito
Potervi riabbracciare… Ma senza vanagloria, gente di allora, amiche… Compagne della scuola. Sul muricciolo si parlava un po’; ben mi ricordo rimaneva sola.
Ma se mi parto, dove mi conduci candida nave che mi leggi in cuore?
Ecco il tramonto: cede l’inferriata alla sferzata del purpureo duol.
Scorgo la casa… Schiudo il soggiornino, scrivo un invito; medito quel dì.
Cinque stoviglie e un libro di latino… Venite, adùnque… vi dirò di me:
non ci fu il tempo per potervi dire che avrei voluto frequentarvi un po’.
Cinque stoviglie e una tovaglia a fiori; nella vetrina, ninnoli e bijoux. Non ci fu il tempo per poter spiegare che attesi invano: non ho più bicchier.
Per potervi vedere domani care amiche di cento anni fa ho già comprato una torta al limone con le cialde e un bicchiere di gin...
E mi son detta… Mi sono detta: domani è l’aprile; voglio dare una festa sul mar.
Primavera non è tra le rose mai più… ma un pensiero d’amore, è la sola ragion.
Id: 55272 Data: 05/11/2019 15:21:29
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Pensieri d’amore
Era un dì che svanendo, traspare con le meste canzoni d’amore… Io ti vidi più bianca che mai, in silenzio, parlarmi così: “Da domani, nessun luogo saprà mai dove son io; puoi mandarmi un bigliettino? Lo terrò stretto al mio cuor.
Vorrei darti un pensierino: quella rosa e un fil di stelle; ma il giardino, rami e pelle, cerca ancora la sua pace.
Ti confiderò una cosa: io ti penso… Tu lo sai.
Accogli il fiore, idealmente, la viola che pongo sul tuo occhiello.
Vorrei dirti: dimmi il nome, ma... Tu, taci… Ed io, non posso...”
Così, ti vidi mesta andare al lido; ti andavo incontro… Sei come la brezza! Sento ogni tua carezza e il bacio sulle tempie. Sì, mi hai baciato e mi sembrò quel bacio cielo di stelle e pianto del mattino.
Ti porsi un fiore, un bacio sui capelli, che rugiadosi, che fuggenti e belli, si imbrigliarono ancora.
Id: 55221 Data: 02/11/2019 11:15:58
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Triste il congedo e pallida
(Colloquio in stretto raccoglimento, tra Dionilla Pizzi ed il proprio papà.)
Triste congedo e pallida, come la bianca luna, cercavi quella lacrima dovuta al tuo papà.
“E già l’autunno tenero, ed un sottil richiamo, mi volle alla chiesetta dove pregavi tu.”
“Non piangere… c’è nel sagrato, l’ombra della mamma; ti aspetta sempre e, pallida, ti sta dicendo: «non pensiamo più.»”
“Papà, mi sposo, e, senza una ragione… solo perché un cafone, mi tiene alle catene.”
Papà, non ti dolere; rifulge, come ieri, il solo grande amore, ed è Angelini.
Papà non ti dolere… Porto la Madonnina che mi hai donato tu.
Id: 55208 Data: 01/11/2019 15:24:36
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Belle-mère, che devo fare?
Belle-mère, sono i tuoi versi tristi, e stanchi alquanto… Non far sì che mi angosci. È notte fonda. Che cosa devo fare? “Ritorna a letto; cerca tra i binari la voce stanca di quell'innocente che ti asseconda e che ti dorme accanto.” ………………………………. Julien, tesoro mio, ti sto cercando… Accanto a te, tua madre, il volto stanco, ti sta dicendo, come fosse un tempo, “non mi lasciare.” “Non frastornarti! Dispaia il triste atollo al soffio della mano. Ritorna in te. E sii te stesso, Amore. E… Non imbarazzarti… Dalle quel bacio… Dai pur quel bacio alla tua dolce sposa che è in preghiera con me. Julien……….. ti sto cercando.”
Id: 55150 Data: 28/10/2019 18:30:49
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Il perdono delleroe
Interpretazione personale di un celebre passo di Saffo, poetessa greca di Lesbo. Egli mi apparve pallido, simile a un re sul trono, quando, fuggente, assorto… mi chiese: “Dove sei?” Allora, ci incontrammo, lasciandoci cadere, quando, un pensier di morte, percorse i sensi miei. Mai lo vedeste esangue, simile a un dio sul trono, quando ruggente e solo, mi chiese: “Cosa fai!?” Allora... molle, di un sudor di gelo, colpita a morte, come erba che langue, io mi rividi, a quella cena, esangue, come fil d’ombra. Egli rifulge, per le vie del cielo, nobile e fiero dandomi la mano. Lo rivedrò nelle fiorite spoglie. Felici e sempre per le vie del Sole. ** Soltanto in pochi esametri, è la rievocazione di “Ille me paruit” della poetessa Saffo. **
Id: 55087 Data: 24/10/2019 11:15:04
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Incontro tra due innamorati
*** 25 luglio, San Giacomo, anniversario di matrimonio dei miei genitori. *** Persiane verdi, tese ad origliare in quella brezza che sospinge i cuori... Dolce Mamma, ti vedo come allora... Lunghe treccine, musica nel cuore Cantavi; e del tuo canto, s'empiva la contrada. Un intermezzo, per potervi dire, che la mamma, viveva con la zia; la zia “speziale” che si dilettava a elaborar rimedi naturali, nonché medicamenti, d'antica medicina. Ecco, cosa accadeva: un giovane studente innamorato, bussava alla lor porta; chi era? Ma tu, non potevi sapere... Non potevi sapere, signorina, ch'egli, ancora una volta, ti ha cercata e, per un irresistibile richiamo. Andava ad aprire la zia: “In che cosa la posso servirla, signore?” “Signora, io non sto bene... E forse, è nostalgia... Perciò, cerco un rimedio al mio cuore malato.” “Capisco... Ma mi dica: da quanto tempo è innamorato?” “Da sempre. La sento come brezza, aleggiar dolcemente e sussurra il mio nome.” “Comprendo e la capisco... codesto, è mal d'amore, quindi, le do il consiglio che più le giova: tre opercoli di menta, due gocce di rugiada... … ma, ella si è distratto, non mi ascolta, signore!” “… Ave Maria...” “Oh quale meraviglia! Chi canta in quest'ora, divina? Non seppi una voce più bella, pria d'oggi, discendere in cuore.” Rispose zia Marietta: “È mia nipote. È bello quel che dice perché anch'io, nell'udirla, le dico, ho tanta gioia.” “La prego, signora, mi farebbe conoscere sua nipote?” “Volentieri... Pinuccia vieni, c'è un signore... Vuol farti i complimenti.” Si schiudeva la porta e Giuseppina apparve; bella dagli occhi sognanti, ella, notando il giovane ha un sussulto: “Nino...!” Sussurra e lacrime di gioia, imperlano il suo viso. La stessa cosa, accadde ad Antonino, che nel vederla, ha un sussulto: “Pina...!” Commosso, umidi gli occhi, s'imperlano le ciglia. “Oh come è strano... Noi, che ci conosciamo... Dammi la mano, ti condurrò all'altare.” ** Da “Ricordi del preesistente” L'Autrice parla dell'incontro dei propri genitori.
Id: 49857 Data: 25/07/2018 18:39:31
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Abbi coraggio
Per inseguirti, sogno, andai lontano. Non mi arrivò dal piccolo giardino lo stupor delle fronde, il lor fruscio era ancora l'ottobre solatio; io ti lasciavo, senza una parola; io ti lasciavo, triste terra mia e non mi accorsi... Forse non capivo... E non mi chiesi. E non mi chiesi s'eri già al cancello per potermi parlare e trattenere: pensami sempre. Ti esorto, ancora, non lasciarmi ma se non puoi... Sereno sia il cammino. Ti lascio un libro di preghiere. Il cancello si chiuse tra le rose dell'autunno cangiante. O madre santa! Dolce madre mia, sapessi... Fu un dolore vederti sì smarrita... Ma un sogno, è un sogno e fu nel mio obiettivo, render gioiosi voi della mia gioia. Mamma, papà, rivedo i vostri sguardi interrogarsi lungamente. Al fin, prevalse il sogno e rivedo papà mentre mi dice: “Ebbene va'; ovunque andrai, figliola, noi ci saremo.” Parlò quindi la mamma: “So che non vuoi lasciarci; l'invito, pure, non declini. Partiremo con te. Lungo la via, dà la mano a tuo padre. Andiamo, vai... Ti sia fedele il sogno, il canto, la promessa che ci fai. E Iddio ci salvi, figlia. Abbi coraggio.”
Id: 49840 Data: 24/07/2018 09:58:31
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Giorni
Sacre giornate, feste comandate, sappiate che vi adoro, ma, erroneamente, accade, che stanchi “di un lavoro micidiale”, un riposo assoluto, oserei dire incontrastato, vi contrassegni. E allora? Or mi rivolgo a te, giorno feriale, nonché all'anima mia, senza parole... Anima, non temere se il silenzio che incombe ed è tombale, fece tremare il cuore al dì festivo, ma scrivi un canto, d'amarezza schivo. Ripercorri... il passato. Sì, scrivi un canto lieve che accomuni il dì di festa con il dì feriale, girotondo di giorni tutti uguali. Intanto, antiche note giungono al cuore mio: odore di vaniglia, sapore di poesia. Rivedo i pescatori. La sabbia è molto fine: rivedo le bambine tracciare i ghirigori. Quanti lavori belli, onesti, buoni... Era un giorno di sole... Dopo codesti versi, mi reco alla bottega dei generi alimentari, nonché diversi. Era un giorno di sole... Nell'ora più gradita (ore 11). Ritorno con un'enfasi che esalta, anche i colori e dalla carta gialla, svolgo e respiro il pane.
Id: 49717 Data: 15/07/2018 08:39:51
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Occhi di stelle
Dedicata a mia madre. Buongiorno, occhi stellanti, hai riposato stanotte? Quelle lacrime sante che versasti sulle esili spalle, al tuo tramonto, sono gocce di pioggia che risplende, trasfigurata in perle. Ti bacio sulla fronte. Come in un valzer d'onde riflesso in una stella, io vedo nel sembiante di chi mi die' coraggio quella bambina dolce che mi prendeva in braccio: Buongiorno, occhi di stelle.
Id: 47400 Data: 20/02/2018 17:19:35
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Di lei ricordo... Alla nonna materna Giuseppina
Di castana beltà, ricordo gli occhi, persi nel sole dell'autunno. Di lei ricordo il sogno; lunghi capelli che a rigor raccolti, annodava alla nuca. Di lei ricordo il sogno; le mille fiabe apprese, le nenie di paese, le cento filastrocche... Di lei ricordo gli occhi protesi all'infinito. Di lei ricordo il Credo nell'abito marrone; nell'anello di ottone la dolce Madonnina. In te, più della donna, rivedo la fanciulla, ché tanto di bambina ebbe il tuo fragile cuore. Dicevi ahi, ahi, ohi, ohi per un nonnulla e sopportasti, invece, il tuo dolore; hai avuto otto figlioli, uno morì piccino; hai pianto e, all'infinito, volgevi gli occhi.
Id: 46338 Data: 08/01/2018 10:56:49
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Il sogno di un Poeta e di una bimba
Fu quella casa il mio ultimo sogno: mi si offriva alla vista una spiaggia, e il fiore dell'arancio e il Mare nostrum E sognavo una casa di campagna, antica e nuova, tra vetuste palme. Dicevo alla mia mamma, papà m'era daccanto, quando sarò cresciuto, per Voi farò un palazzo... Avrà grandi vetrate, tra il fior dell'elianto e sentiremo, tra gli ulivi il vento. Mia madre, mi rispose, stingendomi al suo petto... Udivo la sua voce, in quel suo sguardo mesto: “Zvanì, è presto...” Anch'io, poeta... Analogo fu il sogno... Seguivo la mia mamma in ogni stanza, solo con Lei parlando. Quando sarò cresciuta, avrai un castello... In una villa e i fiori di settembre, sulla veranda... E penserò al cancello, tra le rose, schiuso per sempre. Un viale condurrà fino all'ingresso, tra i fiori dell'acacia e l'agrifoglio, asperso di rugiada. La porta s'aprirà, miei genitori; risplenderà la stanza dell'amore che ogni giorno, mi date. E quel castello avrà la prima stanza, sporta sull'onda tenera del mare. Poi, conscia del suo gusto negli arredi, confidavo alla mamma la sorpresa... La prima stanza, similmente, alle altre, avrà grandi finestre e le credenze, traboccanti di ninnoli leggeri... avrà smerigli d'oro nell'azzurro, di cangianti riflessi. Mia madre mi guardò teneramente... Poi, accostandomi al petto, un po' più forte, mi rispondeva: “Pinuccia, è presto...”
Id: 46318 Data: 07/01/2018 14:27:35
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A Maria Mazzeo, amica serena della gioventù
Apprendi... mi dicevi, sorridendo... Seguivo il lento giro dell'uncino... Il primo giro delle catenelle, come intorno alle aiuole di un giardino. Fiorivano le gemme e si aprivano i fiori Come al primo tepore, riscoprivo pallide rose, tenere viole... Vedendomi perplessa, ti fermavi; Guidavi la mia mano... Mai ebbi una maestra, più dolce, Più paziente. Il filo bianco andava, seguendo le emozioni. Pure era il tuo cuore appeso a un filo. Un giorno me lo hai detto, rimanendo serena. Mi informavi del prossimo intervento: “Non lo faccia, dicevo; sia prudente.” Tu, dolcemente, per risollevarmi, “tienti su,” mi dicevi; di sconvolgente, non succede nulla: “Se mi risveglio, sarò di ritorno; se non dovesse, vado da Gesù.” E, poco dopo, mi dicevi: “Parto... Ma voglio prima, salutar la mamma.” Venisti Ti accogliemmo, commosse; avevi al petto un mazzolino verde che ci porgevi: “Son garofani... in segno di auspicio.” Dalla borsa, traevi un biscottino per Genoveffa che sembrò capire. La mamma ti die' un bacio: “Ti aspettiamo.” Io, facendo altrettanto, Ti dicevo: “Aspetterò il ritorno.” Trascorse un tempo breve: I fiori erano belli... più belli la mattina, del dì seguente. Dal cielo, ci dicevi: “Coraggio, non piangete, perché sono felice in cielo, con Gesù.”
Id: 46274 Data: 06/01/2018 14:52:32
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Carovana, dove vai?
Carovana, dove vai? Se son folle non lo so, ma io sono in questa strada e ti dico di aspettar. Ma passava una gitana che mi disse: “Non andar!” Qualcun altro mi diceva: “Qui, c'è un posto... Non tardar.” Non cosciente, vi salivo. Di lì a poco, prigioniera, non rividi la mia terra, ma la dolce Andalusia. Ripensando ai sogni infranti, alla fredda prigionia, ricercavo le mie sponde, il mio tempo, la poesia. Mi rividi nei vent'anni con la pioggia dentro al cuore. Rivolgevo, ed in preghiera, al mio mare due parole: fa' ch'io ritorni; offro alle mie sponde un fiore lieve che cilestre ha il cuore. Aspetterò. A te legansi i sogni, i fiori azzurri dell'infanzia mia.
Id: 46200 Data: 04/01/2018 16:02:51
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Canto desule
Dialogo tra una bambina e il poeta Giovanni Pascoli
La bambina è triste perché dovrà, con la propria famiglia, lasciare i propri luoghi. Il Poeta cerca di consolarla.
“Ma perché stai piangendo stamani?... Ti ho veduta parlare ai tuoi fior...” “Questa è l'alba di un giorno che trema; sto cercando una rosa per te.
Non barchette, ippocampi, sirene, questo è l'ultimo giorno per me. Sento il suolo sfuggire ai miei piedi e la luna ha una lacrima in più.”
“O no, non piangere, sorridi al genitor... Gira suonando l'arpa la tua felicità; consacra al nuovo giorno le cinque stelle che tu vedi già.
Ma perché stai gridando stasera... Sembri un onda strappata al suo mar; sembri un giunco che al nembo si piega, ma non cede ne implora la pietà.”
“Ti ho sentito in soffio, Poeta... Nel mio cuore è una lacrima in più. Ho raccolto la stella ed il trichemo, ma ne ignoro l'emblema, perché son vissuta prigioniera dei miei sogni e del mio mar.
Da domani saprai che la mia vita ha una svolta, ed io non so, se continua il mio cammino o comincia una vecchia realtà.
Id: 46123 Data: 02/01/2018 10:48:01
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Il tuo scialle
Oh il tuo scialle, mamma e noi bambini... Di te ogni cosa ricordo, madre mia e quindi pure del tuo scialle che sapeva di brezze e di piccole mani ad esso protese; sapeva delle carezze che tu porgevi a noi, piccoli figli, a cento, a mille. Sapeva, ben ricordo, dei nostri reciproci baci e del tuo volto bellissimo e sapeva pure di fiori, quelli che amavi di più: i gelsomini, le rose e quelle piccole, delicate stelle che s'aprono finito un temporale. Oh il tuo scialle, mamma, nel cadenzare della sera... C'era una luce, piccola leggera che dal comodino veniva; avevi tu, per tutti una preghiera e ci insegnavi il segno della croce. Oh il tuo scialle, mamma, colore delle rose, ci parlava di Dio. Ancora lo rivedo; ne risento il profumo; sento la brezza leggera di quelle stelle dei prati mosse dal vento.
Id: 46057 Data: 30/12/2017 19:13:11
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Quadro dautore
All'ombra di un sogno lontano rivivo quel tempo... Mai vidi più sole nel grano, mai vidi più giallo dell'oro che splende nei fiori d'autunno e in quelli del pallido inverno. Mai vidi acacie più belle risplendere al sole d'aprile. Si era con voi, genitori... nei dì di vacanza si andava per colli... Ricordo... quell'utilitaria che sempre abbordava qualcuno: fanciulle, coetanee dei figli, cugine... Nell'ombra del sogno. La macchina blu si fermava, ovunque apparisse un sentiero bordato di fiori di campo. Ricordo tra i muri il colore degli ireos, protesi al turchino... E fra i miei capelli il calore di un bacio... Il principe azzurro... Allora... C'era sempre qualche quercia nel campo soleggiato. Posammo: sotto le fronde intense per eternare un momento. Mai vidi tanto giallo nel cuore della valle e sui muretti... Il sole, amico, stemperava il verde, come in un quadro antico.
Id: 46056 Data: 30/12/2017 19:00:14
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Nostalgia di fragranze e di carezze
Mi alzo... la saponetta non sa più di fiori, né delle rose, che in particolare, ricordano fragranze d'altri tempi... Privata è l'acqua dei suoi dolci sali e il detergente è un liquido che addensa desiderio d'essenza. Le nove... ed il sole non c'è; non c'è la pioggia; manca la brezza. Non rinuncia il cuore d'assaporar le morbide carezze di correnti marine... Richiami... Desiderio di voci, di fragranze... Salsedine, che avvolgi i miei ricordi... Mare... che manchi... Profumi dell'infanzia... O luoghi salsi... Onde increspate ed iridi di felci... Perduta nel passato, faccio ritorno... “Barcaiolo... Si fermi... La ringrazio.” Sento un odor di menta... Risalgo la scaletta; la mamma c'è che aspetta sulla veranda antica. E, nell'abbraccio, il tempo va a ritroso: la mamma, adesso canta... E la bambina... Giuoca con la barchetta nel bacile; l'aria è gentile... E c'è la saponetta che profuma di rose.
Id: 45985 Data: 27/12/2017 16:05:01
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Nel mare dei tuoi occhi
Dedicata a mio padre Vorrei vedere nei tuoi occhi il sole, quel sole antico della nostra infanzia, in cui ci prendevi per mano.... Tu avevi nello sguardo la poesia di luminosi spazi, oltre le siepi Volsero gli anni, volsero gli eventi: Tu avevi un cuore stanco e sulla pelle, i segni di un'estate, all'insegna del tempo. O quante volte, ti guardasi intorno, quasi cercando una risposta in noi: cosa c'è oltre la siepe? Noi diventammo grandi di quel Niente che fu la nostra corsa al salto in lungo. Noi ci vedemmo inermi, ma annaspando, cercammo, invano, il sole, nel mare dei tuoi occhi. Tu, ti ammalavi, ma, senza parole... Giunto al traguardo, con la mesta voce, ci salutavi. Ti venni accanto: mi davi un sassolino: una pietra bambina, raccolta sulla riva. Volevi dirmi.... Cosa? -“Ti aspetterò a Messina, nel mare dei tuoi sogni.”- Mi persi nei tuoi occhi: erano stanchi... Come di un mare, dopo la tempesta.
Id: 45901 Data: 23/12/2017 10:23:47
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Il terremoto
Ero una giovane donna, andavo a far la spesa e un dì venni sorpresa dagli occhi smarriti di un uomo. Aveva una certa età e, roteando le braccia, voleva semplicemente parlare della paura avuta. Si avvicinò, mi chiese: "Signorina, l'ha sentita? È stata tremenda vero?" Ed io risposi con slancio: "Che cosa è accaduto? Non ho sentito nulla." "Ma, come!... Non ha sentito il terremoto!" "No, si è verificato in città?" Risponde: "Sì, proprio in città." "E precisamente, dove è stato più avvertito?" Il signore risponde, ancor molto stupito della mia ignoranza: "Ma, in manicomio! Ci hanno fatto uscire dalla porta d'emergenza!" Cerco di confortare quell'uomo dicendogli: "Su, non ci pensi più e sorrida alla vita." A casa, da sola, pensando all'episodio, mi sfugge un sorrisino... Ma, da lì a qualche istante, le mie guance si rigano di pianto. Oh! Eventi grigi, non tangete il cuore di chi rimase offeso per la vita.
Id: 45877 Data: 22/12/2017 10:01:39
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Rondine, non tremare
A mia madre Rondine, non tremare, la tua figliola è qui: più non soffrire. C'è fuori tanta neve, tanto gelo, ma adesso sono qui, più non temere. Quasi correndo, col respiro greve, una pesante coltre ho traversato pensando a te, ansiosa che fremevi, pensando a te che certo eri in preghiera. Rondine, non tremare. La tua figliola è qui, dischiudi le ali e pensa... ad una mite primavera, ad un'aria leggera, a prati profumati. Ascolta, madre: andremo noi due, sempre sicure; il sole immenso, buono, scaldi le nostre vite e tutti i frutti indori d'ogni nostra fatica. Rondine, non tremare.
Id: 45774 Data: 17/12/2017 12:05:13
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Mamma, Tu ovunque e sempre
Mamma Tu fosti e sei la pargoletta che portò sulle spalle una fanciulla. Ti fu precluso di vederci spesso... ma eravamo insieme... Ovunque, Sempre. Mamma, Tu fosti l'acqua che zampilla e messa prigioniera, in un a brocca. Udivo il canto, come l'ampio guizzo di una moneta nell'argento fresco. Mamma, nel dì cadente Noi sentimmo le lacrime del sole sulla pelle. Nel dì più assurdo, pavido di morte, per il mio pianto, diventavi donna e soltanto per dirmi: “Stai tranquilla.” Mamma, la tua bambina non è morta. Vive per TE.
Id: 45736 Data: 15/12/2017 17:11:31
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I fiori di zia Maria
Io ti ricordo sempre, zia Maria, esile fiore della tua Baviera, fragile cuore dell'Italia mia, Italiana anche tu. Io ti rivedo alla veranda antica, quando estasiata, il tutto contemplavi; mistiche rose che natura offriva... Fiore di pesco, fiore di gaggia... E quanto verde, quale meraviglia! Bianchi e sottili, i bei capelli avevi e li avvolgevi nel chinon grazioso; il volto dolce, quasi di bambina. Per i tuoi occhi, color d'acqua marina, Natura ti elargì di un fior cilestre: era il miosótis, come nella veste turchina, e sparsa di minute gemme. “Oh qual dono di Dio! Son cento? Mille? Pinuccia, vieni.” E stringendomi al petto mi dicevi: “Son delicati, celestiali... belli noi li chiamammo gli occhi di Maria. Un giorno scriverai la nostalgia che al mio cuor si richiama.” La voce s'interruppe nell'incanto dell'azzurra poesia.
Id: 45669 Data: 13/12/2017 18:50:00
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Cielo stanco
Serenata alla borgata con i panni stesi al sole... Io ti vidi tra quei fili che l'allodola cullò. Non ti vidi alla contrada, ma scrivevi un bigliettin. Occhi mesti, nel ritorno, per quel tempo che fuggì, non rimpiangere i tuoi giorni... Ci vedremo tutti i dì. Occhi mesti, cielo stanco... Non eludere il passato; ci vedremo sulla spiaggia nella brezza dell'april. Se ogni sosta riede al tempo, ogni tempo ha il suo confin. Cielo stanco, nel ritorno, non pensare sempre a me ch'io ti vidi nei nove anni e rimasi accanto a te. Cerca un fior tra gli asfodeli per il nastro che ci unì. Cielo stanco, nel ritorno, non eludere il destin... Scrivi un saggio elogia il sogno che ti volle insieme a me. ** Da “Ricordi del preesistente”. Voce parlante G.Pascoli.
Id: 45610 Data: 11/12/2017 11:01:49
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Cielo mesto
Cielo mesto, nell'ora del tramonto... Qui, sulla riva, mi ritrovo in pianto; lascerò il mare... Che malinconia... Dille che l'amo e che la penso tanto. Là, sulla loggia noi danzammo; fu come un sogno. Se ritorna la bimba del sogno, coi capelli sfuggenti sul mare, dille cielo, che sempre l'amai, dille, vento che penso al ritorno. O cielo mesto, nell'ora del tramonto posi la mano timida al mio cuore, senza parole. E lei mi intese: dunque, professore, perché non parli? Perché non dite nulla? O mia fanciulla... No, non amareggiarti del cuore che non tace. Presto, ritorno. O cielo mesto, fammi una promessa: dalle, quel sole della giovinezza, dalle il mio bacio, l'intima certezza, risplendano i suoi occhi, ancor più belli. *L'autrice immagina che a parlare sia Giovanni Pascoli. *
Id: 45556 Data: 08/12/2017 15:38:53
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