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La rivincita

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 28/09/2023 20:50:58

LA RIVINCITA

Margherita spalanca il battente della porta che resta notte giorno semi aperta, si affaccia alla soglia sulla stretta scala d’accesso, guarda verso il piccolo market all’angolo e grida:
-Miciaaaa! -
La gatta nera manca all’appello della colazione.
-Micia! - ripete la donna presa da una leggera ansia.
Ha comprato delle vaschette Cesar e ci tiene che la più bella non ne rimanga priva.
Guarda prima a destra, oltre la strada che conduce alla provinciale, e poi a sinistra verso i giardinetti pubblici, casomai la gatta sia andata a strusciarsi contro qualche corteccia di platano, ma non la vede.
Decide di rientrare ma, nel torcere il busto, incrocia con gli occhi il villone di Beatrice Bergonzi: a quest’ora sarà senz’altro in ufficio. Nota l’aspetto ordinato del parco e non può fare a meno di confrontarlo al suo minuscolo cortile, zavorrato di oggetti forse inutili e con le piante da potare. Certo, a differenza di lei, la vicina ha mezzi e marito.
Margherita è stata la maestra della figlia di Beatrice e a quei tempi le due si frequentavano.
La vicina dimostrava una cortesia squisita nei suoi confronti. L’invitava in casa, le offriva dolci e prodotti, la coinvolgeva nel suo ménage. Poi i rapporti si sono allentati e, adesso che Margherita è in pensione, non c’è più il minimo scambio.
Una volta l’ex maestra, con in mano un libro sui funghi, che tanto piacevano al marito di Beatrice, aveva suonato al cancello del villone e dal citofono la proprietaria aveva risposto dicendo di essere sotto la doccia e impossibilitata ad aprire. Che lasciasse pure il libro sui funghi ai piedi del cancello: l’avrebbe ritirato dopo. La donna aveva deposto il volume sul lastricato e fatto dietro front, masticando amaro e chiedendosi come si potesse parlare al citofono mentre si era sotto la doccia.
Margherita ama la vita solitaria e la compagnia dei gatti. Da quando è in pensione, ha accentuato questa sua caratteristica. infatti conduce un’esistenza estranea al mondo contemporaneo, alle sue correnti volubili. Indossa abiti fuori moda, utilizza i mezzi pubblici, contatta i contadini della zona perché le forniscano cibi genuini, legge quotidianamente i giornali irridendo a questo e a quel politico, cura con attenzione quasi maniacale i suoi felini. Il cortile è pieno di ciotole per l’acqua e il cibo, ciotole che vengono spostate in casa vicino ai fornelli della cucina durante il periodo invernale.
Un giorno il marito di Rosella Brambillasca, medico, che era venuto a farle visita perché lei si era allettata con un gran febbrone, aveva inciampato sulla terraglia messa sul pavimento: il latte si era sparso dappertutto, la ciotola si era divisa in due pezzi, e il medico era riuscito a stento a frenare una scivolata.
Che c’era mai di strano? Se il dottore non aveva guardato bene dove metteva i piedi, beh, mica era colpa di Margherita.
Però, dopo quel piccolo incidente, il medico non sembrava più disposto a venire in visita adducendo la scusa che i pazienti erano tanti e mancava davvero il tempo. Chissà se era vero e chissà che cosa dicevano in paese …. Magari che lei era stramba e fuori dal mondo.
Quando insegnava alla scuola elementare, si distingueva dalle colleghe perché faceva imparare molte poesie a memoria e anche dei passi di romanzi come l’incipit dei Malavoglia. Col Manzoni poi allungava il tiro: tutti i suoi alunni in quinta avevano memorizzato Quel ramo del lago di Como… la descrizione di don Abbondio, di Lucia, di Renzo, della mamma di Cecilia, l’Addio monti, la notte dell’Innominato.
Si vantava di discendere dall’illustre letterato Cesare Cantù di cui sottolineava la familiarità con don Lisander e con altri intellettuali dell’epoca, tanto è vero che Rosella Brambillasca le aveva richiesto la copia fotostatica di un’opera dell’antenato in edizione rara.
Anche la Brambillasca l’aveva delusa una volta che, con un pretesto, si era rifiutata di sederle accanto durante un convegno tutto al femminile sulla donna e l’arte.
Certo, magari quella si vergognava di farsi vedere in compagnia della gattara che, per l’occasione, dato che era un marzo freddissimo e ventoso, aveva indossato e teneva ben calata sulla fronte una berretta di lana marrone che sembrava un secchio di legno rovesciato sulla testa.
Eppure, anche la Brambillasca si era profusa in complimenti quando, anni addietro, insegnava al figlio dicendole che Marcello bene come aveva imparato a recitare le poesie a memoria con Margherita, non l’avrebbe mai imparato da nessuno.
Poi c’era la Clara Rusconi, una pia donna che, durante le processioni, portava il velo bianco ricamato ed era la prima che andava a baciare la mano del vescovo se era presente alle sacre concelebrazioni.
Una volta che Margherita si era portata dietro la nipote e il pronipotino, essendo la cerimonia un poco prolissa e il fumo dell’incenso si era insinuato negli occhi e nelle narici di tutti, il bambino aveva dato in escandescenze levando un pianto disperato e persistente tra i fedeli in raccoglimento. Alla fine della celebrazione, la Clara Rusconi aveva richiamato la zia e la nipote dicendo che non era quello il modo di disturbare la Messa e che il bambino doveva rimanere a casa affidato a qualcuno.
Oltre ad essere una pia donna, Clara presiedeva anche un’Associazione culturale e organizzava estati nutrite di programmi.
Una sera Margherita, dopo le letture di alcuni passi del Marco Visconti, si era attardata a parlare con la Rusconi di don Lisander e della sua amicizia col Grossi.
E Clara aveva sbottato:
-Oh, ma tu sempre con questo don Lisander! Ce lo propini a pranzo a colazione e a cena. Almeno fosse tuo parente! Va bene che ti piace il passato, ma non esageriamo!
Se quella non era maleducazione, piena per giunta di contraddizione, che cos’era?

Margherita ha lasciato la porta socchiusa in attesa che arrivi la gatta. Intanto deve mettere in ordine la cucina e in generale tutto l’appartamento perché aspetta il nipote da Milano.
Il nipote ha studiato alla Università Cattolica del Sacro Cuore e ha fatto una tesi su “I Promessi Sposi” che illustrerà domani sera alla cittadinanza nella canonica vecchia.
La particolarità è che la tesi comprende anche un’intervista a Josè Tolentino de Mendonça che ha presieduto a Lisbona la presentazione dell’opera manzoniana tradotta in portoghese. Per giunta, Tolentino de Mendonça è anche un poeta e Margherita Cantù si è preparata a recitare accanto al nipote non solo i passi dei Promessi Sposi, ma anche alcune poesie del Cardinale che parlano di stupore e di senso.
Starà dall’altra parte del tavolo per fare il suo intervento e chissà che facce faranno Beatrice Bergonzi, Rosella Brambillasca, Clara Rusconi e tutte le altre che, in questi ultimi anni, non le hanno risparmiato mezzo disprezzo e mezza degnazione.
Citerà, senza condizionamenti di sorta, azioni e carattere di don Lisander, attingendo dagli appunti ricavati da alcune lettere autografe dell’avo.
Sì, proprio lei, la gattara cocciuta e stramba.
E domani mattina andrà dal parrucchiere e si farà consigliare la mise dalla nipote.
Oh! ecco. ..la porta d’ingresso si scosta.
-Micia…finalmente!

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