Pubblicato il 09/11/2019 13:41:08
Eran belli i tuoi capelli che tremavano nel sole, che fuggivano gli errori, sempre intenti al professore.
Un cancello tra le rose si schiudeva innanzi a noi; tra il respiro di ogni cosa, ti baciai senza parole.
D’improvviso apparve un ponte; sormontava quel quadretto e la vidi, la casetta tra gli ulivi e il bergamotto.
“Professore, ho perso il tempo… io non so cosa mi accada; ti ho pensato in riva al mare e ti penso ovunque vada. Ho tradotto le frasette: sono belle ed eloquenti, ma mi lascia un po’ perplessa il latino ingarbugliato.
Professore, io Vi amo. Ho sbagliato ciò che ho detto... Puoi correggermi, se vuoi.”
Nota esplicativa: In questo brano come in molti altri, mi immedesimo nel ruolo del poeta G.Pascoli, professore di Lettere Latine. Si parla di un amore tra il docente e la sua studentessa. La studentessa nell’esprimere il proprio parere, sui nostri progenitori, gli antichi Romani, si era un po’ confusa… e candidamente aveva criticato il Latino, ritenendolo difficile da tradurre per la lunghezza “estenuante” dei periodi. Il Professore, rimprovera la fanciulla, con aria severa e le fa capire che la lingua Latina è semplicemente armonia delle parole e, quindi, musica. Questa poesia è un idillio, una storia d’amore tra il professore e l’allieva.
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