Pubblicato il 05/11/2019 11:46:18
Delle tue mani conosco il ritmo, l’umiltà, l’andatura e il gesto non allineati del coraggio.
Il concetto che si fa attuazione colore, materia, legno, creta bronzo. Leghe e legami. Il pensiero cardato dalla scrittura.
So delle tue mani la carezza sul viso e dentro. Più a fondo, a fondo più di quanto appare la minima luce, il minimo corpo.
Venero le tue mani forti e delicate: il polso che congiunge alla terra, il carpo dove si muovono strade, il metacarpo, più invitante, di sentieri,
le unghie sono richiami felini, i palmi coppe con miele delle nubi, le falangi destinazioni per migratori.
Delle tue mani non conosco la rabbia, il pugno scomposto, il cambio repentino delle carte, la falsità del baro.
Conosco l’autentico respiro dei tuoi pori, la complessità delle articolazioni nervose che obbediscono a un caso di scelte. So i muscoli, i gangli e le sinergie celesti.
Celeste so il caldo tepore delle dita quando mi prendi per mano e intrecci tenerezza alla tua.
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