Pubblicato il 25/10/2019 11:57:33
Blues per Paolo
Era estate ed era inverno e sudavamo in macchina curvi sui viadotti mentre in fondo traspariva il volo raso dei gabbiani sopra il golfo di Trieste e tu mi parlavi dei campi di calcio dell'infanzia e la memoria risaltava più del mezzo di contrasto nell'invaso dei polmoni dove il cancro già attecchiva.
Paolo, cugino dolce e contorto, incompiuto Van Basten della vigilia, stilita nel salotto baciato da una grazia singolare che quasi t'imponeva la consegna del silenzio, jeans consumati, denti da fissare, re di uno sguardo intenso e rinunciante, disarmato nell'impresa di essere adeguato in una civiltà che muore.
Quante Ultime Cene hai mandato giù nell'ultimo anno di ospedale purè, stracchini, composte di frutta, broccoli infecondi e pastiglie colorate. Hai lottato e spezzato il pane dei ricordi trascinando sulla schiena il bestiame della notte non trovando in fondo al bosco un alpeggio rischiarato.
Hai scritto fiabe e sperperato pomeriggi a rincorrere nel buio una rosa bucaneve, hai portato la tua scala dove il sole non festeggia senza perdere nel viaggio un risalto di bellezza.
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