Se non leggo, non scrivo e non cantico
che me ne faccio di un amore platonico?
La disciplina si contende lo spazio di un lento respirare.
Con abnegazione e negazione di volontà c'è da porsi
le solite domande, le solide domande da destrutturare.
Una mente modesta non ha potere di calcolo
e sillaba lentamente le risposte che le sono congeniali
senza scomodare altri processi, a cuor leggero.
L'arroganza è tristezza che avanza, processo mediatico.
Saremo capaci a tollerare altre inutili nefandezze?
O l'architrave della nostra compostezza cederà
sotto il peso dell'immondizia culturale? Ad appannaggio
di quale libero pensiero? Una vendetta formale?
La lontananza c'ingrassa, vertebra per vertebra.
Distanza dal messaggio è consapevolezza che evapora.
Ormai non stiamo più nei nostri panni,
abbiamo recuperato i contenuti ma la fantasia
è l'unica possibilità di un progressivo, totale recupero.
Come un indulgente malessere lasciò spazio
ad uno stato febbrile: in punta di piedi, ballerina.
Carisma della mia quaresima. A valle raggruma il sangue versato
pantano, palude o stagno, la visione della fine da vicino.
Che sia allora il turbine, la violenza di un lascito decaduto.
La natura non ha saputo educarci alla vita, che sappia aggiudicarsi
una fine gloriosa anche senza di noi, a nostra insaputa.
La natura ottusa delle cose.
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