Piuttosto che nuotare preferisco
fare il morto: lasciarmi derivare
dalla corrente dove vuole
e nel mentre non avere pensieri
d’uomo eretto o sapiente ma di mare.
Se a volte uno sconforto immortale
mi scova, grido sott’acqua parole,
sino a smuovere il male che mi grava.
Allora aggallo da abissi nerissimi
bolle, che mi sollevano più lieve
tra il bagnasciuga e l’onda sciampagnina
e ritorno d’incanto, sulla riva,
il sasso che è l’incastro tra due massi
e diventa contorno di marina.
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