Vi offriamo l’indigenza dei dettagli:
un bianco impenitente di pareti
scorci di letti, moquette, caloriferi
un rogo indifeso di lampade
l’azzurro innaturale delle tende.
E noi sempre di spalle,
ritagli della vita che impudica
ci frana sull’asfittico dei volti,
sull’inerte delle mani.
Puoi chiamarla esistenza
il barbaglio che svasa
dal chiostro tutelare delle stanze,
da queste fenditure imbelli, nicchie
protese nella notte, quasi stelle
sacrileghe, ulcerazioni di luce.
Siamo le loro incrinature incongrue
lo scompiglio di scoprirci uomini,
soltanto noi e l’istante: stigma scritto
nella meridiana del nero,
cartiglio di buio che ha inciso
quest’opaco durare del mondo.
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