Stavo aspettando l’autobus a Porta Maggiore da una decina di minuti.
Era mezzogiorno e c'erano più di 30 gradi. Ho deciso di arrivare a piedi fino alla fermata successiva perché mi sentivo agitato e non riuscivo a star fermo.L'occhio mi andava alle cosce delle donne che incontravo. Quattro su cinque avevano la minigonna o gli shorts, gli zoccoli o le infradito.
Una mulatta ha attirato la mia attenzione. Stava in piedi ferma davanti a un portone sul marciapiede di una traversa e mi guardava. Aveva una canottiera attillata che le lasciava scoperto l'ombelico e una minigonna che faceva intravedere la mutandina bianca. Era di poco sopra il metro e mezzo e aveva il culo proporzionato alla statura del corpo. Le tette invece mi parevano sproporzionate. I capelli erano corvini, ondulati e lunghi fino alle scapole. Mentre la osservavo, ha fatto cenno di baciarmi. Aveva le labbra carnose.
Mi sono avvicinato.
-Ciao, Ammore- mi ha detto toccandomi il pacco.
-Ciao, Tessoro- le ho risposto -quanto prendi?-
-30 euro bocaffìga-
-Da dove vieni?-
-Mexico. Tu ssei italiano?-
-Sì. Ma non sono di Roma-
-Ok. Capito. Vieni-.
Mi ha preso per un braccio, ha aperto il portone con una mandata di chiave e siamo entrati nell’androne di un palazzo di due piani. Siamo scesi per una scala di quattro gradini. A destra c'era una porta socchiusa. Ci siamo intrufolati dentro. Un monolocale di 25 metri quadrati e senza finestre. Però c’era una presa d'aria in alto su una parete. Ci siamo spogliati e sdraiati su un materassino che era adagiato a terra e avvolto da un lenzuolo che mi sembrava chiaro alla luce di una lampada che era stata posta accanto, sul pavimento. Lo abbiamo fatto due volte in mezzora. Nell’intermezzo ho affondato la bocca tra le sue gambe e poi fra le tette. Dopo, lei si è alzata e mi ha detto:
-Ammore, il bagno è dietro la porta a soffietto. Puoi andare a sciaquarte la boca e lavarte, sse vuoi-.
-Grazie, Tessòro, sei gentile. Ma preferisco sentire il tuo odore addosso fino a stassera-
-Ahahahahah…. Che schiffosso che sei!- mi ha detto dandomi un pizzicotto sulla guancia.
Mi sono rivestito, le ho baciato la mano e ho tolto il disturbo.
Mentre attendevo l'autobus e durante il tragitto, ho cercato di non pensare al fatto che avevo speso soldi a puttane.
Sono arrivato a casa di Tiz e ho citofonato. Mi ha aperto la porta e io l'ho salutata baciandola sulle labbra.
Poi sono andato in bagno, ho lavato i denti e ho fatto i gargarismi con un collutorio a base di alcool. Mi sono fatto un bidet e dopo sono andato in cucina da lei che stava preparando da mangiare.
[…]
La sera sono rimasto a dormire lì. Faceva caldo. A letto io stavo in boxer e lei era nuda.
Voleva fare l'amore, ma io non ne avevo voglia e ho fatto finta di essermi addormentato.
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