La mia nave di carta
S’è inzuppata d’acqua
La mia povera nave affonda.
So bene che non è adatta a navigare:
E’ un disperdersi di neri
Cerchi d’inchiostri
Uno scolorirsi di parole
Uno smarrirsi di sillabe
Mentre lento il naufragio procede
Nel balbettare delle pagine
Nelle lacrime nascoste.
Ho vegliato stanotte, avevo dentro
La voce calma del mare
Il suono alto della risacca
Il lamento dolente dei gabbiani.
Hanno oscillato le pareti
Gli stipiti della porta
Gli orizzonti della terra.
Nei labirintici percorsi
Dell’orecchio immenso del mare
Tutto vacilla, nulla
Ha la certezza d’esistere.
Più non trascorre l’ora
Prigioniera nel palmo
Del caso o del destino.
Sono spente le cifre sopra gli orologi
Non avrà fine questa notte.
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