L’onda trema in un calice della costa
perché l’acqua ha perso la calma
per la corrente. E nonostante
la roccia abbia il polso fermo
avanza un palmo dall’arenire.
In realtà retrocede fino a perdersi
la sabbia fuorionda, piena di relitti
e di rotte come bottiglie a nuoto.
La spuma sovraeccitata, orgoglio
di una mossa, non è la regola
ma uno strumento del vento in corsa.
Un trucco capace di mettere voce
tra i pesci - intesi come gemelli -,
e sollevare il calice per un brindisi.
Il brindisi agli spiriti fuoriusciti
dal cielo - noi in forma di attesa.
Il cuore sgroppa tra le costole
come un granello sguscia di mano.
Levati di torno, dice, e la mente
va, viene, moltiplica i locali
che ricordano loro. E tra loro appari
tu che non hai visto le alici venire
alle squame dall’azzurro netto. Chiedi
alla terra dove sono le orme dei sacri
e calcale di fresco. Calcale con noncuranza
perché tanta leggerezza muta in futuro di peso
così come nè il papiro, nè la quercia
furono fatti precisamente per l’oceano,
eppure lo hanno percorso a lungo
con un disegno spiegato al vento.
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