Pieno questo bicchiere con parti
di voci antiche di spirito d’acqua
e certamente cielo terra legno
- in forma ineguale all’origine -
scivolando da porpora sacra
cala in gola il bene da dio.
Uno due tre: viene fuori sbronza,
talmente stronza da riconoscersi
con altro nome, come barcolla.
Dai raspi che affrontano la morte
affondando nel suo miele fatto
barbera per l’esattezza novello.
Mancano in piedi, detti da mille
radici - piantati in terra con vento.
Sacerdotali fino al seme non dato.
Mancano i rocamboleschi segni
delle pedate, le pressioni avute,
gli schiacciamenti aviti; evito
la danza a mezza botte e, benché
il succo del gesto resti a bocca amara,
si sposa con un credito di grazie
che pare venga dalle ultime gocce
carezzate da sete.
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