ANIMA-LI
Sulla spiaggetta di Furore - in Costiera Amalfitana - nei mesi di luglio e agosto, Alessandro Convertino (quarantenne, torinese di nascita e mediterraneo di cuore) - bruno di sole, capelli raccolti sulla nuca, a codino - offriva l’immagine di un cover-boy, salvo che per l’approccio facile e il sorriso subito attento al primo segnale umano di interesse per la sua presenza.
Alle sue spalle, sulla parete esterna color ocra dell’antica “carcara” recentemente recuperata dai detriti - là dove l’imbuto del fiordo inizia a restringere il suo percorso verso la montagna - una mezza dozzina di quadri sembravano riverberare la luce del sole appena tramontato... Su di essi, lo sguardo del visitatore occasionale tendeva dapprima a scivolare, come per gustarne i colori e la brillantezza. Ma poi quello sguardo tornava indietro e sostava sulle immagini, scoprendo un “piccolo mondo” anima-le, in stile vagamente disneyano, ma pacioso e irridente, dove la presenza umana è ipotizzata, allusa, quasi parte non essenziale in una realtà depurata dalla fantasia artistica.
Fantasia che manipola e ri-crea un quotidiano che scopriamo diverso da come credevamo di conoscerlo. Perché gli ANIMA-LI nati dalla mano e dalla mente di Alessandro non imitano la rissosità e la violenza dell’uomo - come spesso avviene in versione-disney, ma con gesti e atteggiamenti ammiccanti gli danno la baia, complici beffardi e innocenti.
Come quei due porcellini dall’aria beata, sdraiati in posizione vagamente ambigua, che calamitavano lo sguardo di tutti. C’era in quelle immagini un che di familiare, che li rendeva belli “da mangiare” - ma solo nel senso che l’espressione assume, di solito, quando è usata a proposito di bambini grassottelli. In cima, il titolo del quadro: “Porci comodi”.
Convertino, infatti, che proviene dalla grafica pubblicitaria, somiglia a un musicista che suona giocando su due diverse tastiere: i segni grafici e le immagini coloristiche si anima-no di senso nuovo alla luce dei titoli, che per lo più rimandano a modi di dire diffusi o a facili metafore verbali. E li decontestualizzano, smentendo l’apparente garbata immediatezza della nostra prima lettura.
La fantasia artistica di Convertino si direbbe perciò anima-ta da un’ambiguità tesa a spiazzare l’arroganza verbosa dell’uomo, e capace di far sorgere nuovi orizzonti di senso dove non avremmo mai pensato di cercarne. Ma lui se ne dichiara innocente.
PS. Inviato di nuovo tutto, a mano , il 30/1/2002
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