La mia mente convulsa
deposito di rame rubato
converte gli stimoli
in un linguaggio esterno.
Un libro aperto parlante.
Un audiolibro, si direbbe, dall'atollo in cui viviamo.
Arenati in tre metri quadri di sabbia.
Confacenti, i tiranti dell'anima, all'occasione,
si pregiudicano una maggiore precisione,
restando immortalati in figure fantastiche,
nelle nuvole poco distanti, sotto il cielo balneare
e la spiaggia e il mare biancheggiano di una rara spuma bianca,
una nana gialla, pare, di natura mansueta e beneducata
che, pare, stia a significare che l'acqua è pulita e i pesci
godano di ottima salute. Per questo lascio che il mio cane
giochi a fare i tuffi senza saltare un'onda.
Mentre raccolgo conchiglie che mi ricordino le tue nocche,
le tue giunture nodose, le caviglie e per i polsi.
Una leggera preghiera del vento incita gli scogli ad un tenue arrendersi
sebbene gli spigoli raccontino un'altra storia, di resistenza.
Ci vorrebbero: una sigaretta, un'altra manciata di tempo
e degli occhi come i tuoi, (nell'ordine).
Ma fa pure come vuoi, dammi le spalle e vattene.
Oppure sediamoci a parlare, tenendoci per mano, occhi negli occhi.
Le vene sedotte, le ossa da rompere.
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