RIMEMBRANZE
Ti ricordi? Ti ricordi
il profumo evanescente
delle ortensie e dei gerani
mentre i cani abbaiavano
ai vicini?
Ti ricordi le carezze del vento
mentre lento il Tempo
ci scivolava addosso
come un tiepido raggio d’Aprile?
La gioia febbrile sussurrava
in segreto le eterne gioie
di un faggio immerso
in un terso mattino.
Ed io ho sognato,
ho sognato come un bambino
di volare lontano
come un palloncino
colmo di vane speranze,
di facili illusioni.
E che effusioni d’amore
mi volgeva la Natura!
Sembrava avesse cura
di me e mi abbracciasse
con le sue montagne,
che mi bisbigliasse
infiniti segreti
nei silenzi del tramonto.
Ma la vita non fa sconto
a chi crede, a chi vede
oltre le nuvole
il buio incommensurabile.
Ed abile, abilissimo,
per moltissimo tempo
ho mentito a me stesso,
ho nitrito indomito
come un’onda inarrestabile
verso la sponda della speranza:
ma avanza, avanza la disperazione
ad ogni passo, divora
ogni cosa come la Notte
che la botte di vino, una gonna
o un gatto rende ombre leggere
di un flebile lampione …
ed il dolore ha reso fiere
le mie mani dell’impugnare
una penna sporca di terra,
dello scavare
nel foglio un solco
dove seminare i neri semi
della Poesia.
Non è molto, ma è quel che resta
di questo stolto esistere,
di questa festa insensata
dove si balla e si danza
dalla culla alla tomba
attendendo il nulla.
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