L’ansia non ho più
scrivere le parole
che arrivano alla coscienza,
i cani rispondono alla chiamata
com’è inevitabile
vivere e aspettare
com’è che non ho ancora capito
e mi sono abituato?
Com’è che discorro
tra me e me?
E com’è che reagisco alla vostra chiamata
sputando parole
che declinano con voi
anestesia malcelata?
I cani pisciano per strada
ma quando cacano
bisogna raccoglierla,
nessuna città è casa mia
eppure ci cammino
guardo le case
e le mirabili opere dell’uomo
dove vivono
pensieri più o meno
confortanti
"parole che fanno cose"*,
l’accendersi dei lampioni
una pizza semifredda
con prosciutto e salamino,
ho lasciato la chiave
sotto lo zerbino
dirimpetto al verbo umano
responso permanente
pizia dei poveri
bugiardo patologico
compulsivo
giocatore di bigliardo
con la cicca lì che aspetta
una boccata che non sarà l’ultima,
boccia, boccino
sulla spiaggia di Cesenatico
mi disambigua il pensiero di
Marino Moretti,
torno verso il posto che chiamo casa
a cui appartenevo
quando l’ape
produceva il miele
che succhiavano le mosche
e l’esperta formica portava
la briciola che le avrebbe salvato l’inverno,
le luci dei lampioni si accendono di nuovo
sull’inesperta vicenda
di una vita che è recita
senza copione.
*L. Wittgenstein
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