SUITE DI UN ATTIMO
A volte, con un tuo bisbiglio,
sembri sfiorarmi l’anima
come una brezza di Maggio.
Bianco giglio, l’amarezza
di un Poeta non potrai
mai capirla.
I nostri neri lai
sono i sinceri latrati di un cane,
sono i carati di un pezzo d’oro,
sono uno stupido coro di una chiesa
sempre più vuota, sono la ruota
di una macchina che mangia
l’asfalto, sono il cobalto
di un cielo di Febbraio.
Non potrai mai capire
il dolore del sentire
l’oceano dentro ma essere
solo una barchetta usurata
che imbarca acqua,
pronta ad affondare.
E in quest’onta che è la vita
guardare stelle lontane
e naufragare con lo sguardo
fino a sentirmi un dardo
lanciato oltre il tempo …
E col poco fiato che mi rimane,
voglio sussurrarti dolci versi
che persi voleranno come polvere,
come tersi lampi d’azzurro
in un tiepido Giugno ...
e dedicarti rime che siano concime
per il nostro giardino,
per quell’attimo divino
che provo quando è covo
d’amore il tuo sguardo,
quando è Poesia
il silenzio delle nostre labbra.
E bevo a fiotti dal tuo cuore,
come da una fontana rigogliosa,
Speranza, Eternità ed Infinito,
un invito alla vita e alla dolcezza.
Ma è un ebbrezza tutto ciò,
e quella fontana è solo vino
che domani mi lascerà
arida la bocca, come un deserto.
E’ avida la mia penna,
avida come una spada in battaglia:
mai pavida affronta il vento
come un folle Don Chisciotte!
E tu, fresco geranio,
non senti l’uranio nel mio cuore,
che fa marcire tutto ciò che tocca
con la sua bocca putrida,
con la sua lurida accozzaglia
di tenebrosi pensieri.
La mia Poesia raglia,
in questi pascoli erbosi,
negli ombrosi attimi
dove il sole non la sfiora.
E l’eternità, l’eternità cos’è?
E’ solo un lampo che squarcia
le tenebre.
E l’infinito, l’infinito cos’è?
E’ solo la tua ciglia
che sfiora la mia.
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