RISVEGLIO
Non vi è giorno in cui non penso
a quanto sia arduo sognare
galassie lontane, inalare
l’incenso stellare di anni luce
inosservabili, labili attimi
dove si è fratelli dei fili d’erba
cercando di capire cosa serba
per noi l’eternità.
E’ una velleità, uno sciocchezza
da scarafaggio, da minuto raggio
di sole che nell’ebbrezza
del vento si disperde fra i fiori.
Ed i dolori, le angosce si dissolvono,
sciolgono come ghiaccio
a primavera, ed i colori sgorgano
come da una fontana di vita,
ed ardita la mente spera
che la sera sia la dolce illusione
di una canzone che vibra
cantata da una contadina
fra i verdi oliveti silenziosi.
E divina, divina appare l’esistenza,
l’essenza imperscrutabile del secondo,
di questo mondo, palla verde, blu, marrone,
palla che galleggia su questo mare oscuro.
E giuro, giuro che per un attimo,
un attimo soltanto, ho sentito un tremito
infinito nel mio stomaco
affamato di immensità.
E giuro, giuro che per un attimo,
un attimo soltanto, nel canto
del merlo, del tordo, nell’abbaiare
di un cane il mio spirito sordo
ha sentito Dio.
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