Rendo gli onori alla luce da un oblò, cosiddetto
per la forma di questo scafo celeste e bollente.
L’equipaggio è immenso e non conosce la rotta
ma ognuno è mozzo e pochi, troppo pochi direi,
si disputano il compito di timonare in segreto.
Anche oggi, un venerdì cosiddetto convenzionale,
come da giorni freddamente, ci sono due tipi
di dolore, cosiddetto umano: uno che ti fa male
senza cambiarti in meglio e l’altro che ti cambia
senza farti male, o cosiddetto peggio.
Domani è sabato: penso scoprirò un terzo tipo
cosiddetto tempestoso per il dubbio futuro,
quando fai per uscire dallo scrigno presente
nel quale regna la certezza che il motore va
solo per spegnersi, o da mantice sbuffa.
Questo riduce gli altri due, ma infine è sempre
dolore che annerisce la terra senza alcun dubbio.
Il dubbio viene da insicuro e porta più lontano di certo.
Domenica: cosiddetta, la parola si rivede in mente
presa per i capelli, o dai persi, dove resta luce
per dire così.
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