LA VERGINE DEI BOSCHI
Con la voce dolce chi culli
Nei sogni più profondi,
leggera come il vento,
effimera come l’uragano?
Vorrei che cullassi me,
sui tuoi seni turgidi,
e mi cantassi quella
dolce ninna nanna
che prima Orfeo,
poi San Francesco,
cantarono per ammansire
le bestie più selvagge
e spietate.
Come sai allentare la mia Fame?
Perché adesso la mia Fame
si è trasformata in appetito
degli occhi?
Mi basterebbe anche
Il solo averti con gli occhi,
rubare il tuo Amore
come una gazza ladra
un gioiello brillante.
Dove vai, danzando
come una foglia
fra i sogni e gli uragani?
Sei un accordo di dolcezza
e note benevole di fiori
e boschi incantati ...
Hai paura dei lupi?
Ti prenderei a morsi
come il buio morde
la mezzaluna di Settembre,
e ti farei uscir sangue
per ricordarti che non
sei un elfo di boschi
fantastici,
ma solo una donna
dalla voce incantata.
Lascia il tuo lago delicato,
dolce e limitato,
colmo di libellule,
usignoli e lepri,
vieni ad assaporare
l’oceano
sconfinato
e vieni a sfiorare
lo squalo negli abissi
con le tue mani
sottili e sguscianti
come murene,
ti guiderò io.
Sai che le bestie
sono spietate?
Non conoscono
sentimenti,
ma solo Fame
e Paura,
e questo li spinge
nella vita.
Hai Fame, hai Paura?
Vuoi assaggiare
per un attimo il terrore
della Materia?
Sarò così folle,
o mia dolcissima
amata,
che ti stenderò
su di un letto
come su di una
bara e ti amerò
fino a romperne il legno!
O mia amata,
io sono pazzo,
ormai così pazzo
da desiderarti
anche se la tua gola
un giorno emetterà
solo un fetore marcente
e i tuoi lunghi capelli
saranno solo
un teschio
pronto a diventare polvere!
II.
Dimmi, bella ninfa
che girovaghi nei miei pensieri,
non hai paura delle belve,
dei lupi, dei puma, degli orsi?
Forse sei abituata ai ruggiti,
forse adori le belve,
ed intoni dolci canti per loro
come una francescana.
Vorrei farti assaggiare i miei
denti sui tuoi seni.
Eppure mi fuggi,
hai carezzato volatile
come il vento marzolino
i ruggiti di quelle bestie,
hai bevuto nel loro stesso
fiume come una lupa assetata,
eppure stranita fuggi
le mie parole di Poeta.
Vaffanculo allora,
per Dio, vaffanculo!
I lupi fanno meno paura
di un Poeta,
vuoi insegnarmi questo?
I ruggiti son più certi
Dei versi,
i versi barcollano ubriachi,
i Poeti adorano l’abisso,
il buio, il delirio, l’infinito,
non una piana erbosa,
la luce della luna e del sole,
l’istinto animale,
non una tana
umida e certa.
Hai ragione ...
i Poeti sono quasi
tutti pazzi,
e forse anche io.
Non me ne frega
se le ere si ricorderanno
di queste stupide parole.
Voglio fotterti,
qui e adesso,
come un orso
che adori tanto,
trasbordando dalla pelliccia
stupida animalità
e raschiare con i miei
artigli la tua carne bianca
come su una corteccia
a caccia della resina
e della linfa della vita.
E’ vero, gli animali
sono abituati
alle sorgenti pure,
ad una luna senza smog,
ad un cielo più brillante,
ad una notte più nera.
Anche io vorrei vivere
in una foresta,
a caccia di conigli
o scuoiando serpenti
che attentano alle mie prede.
Ma tu non fuggire.
Non aver paura di uno
che usa le parole
come il fiume
che scorre nel mare.
Non temere questo
ignobile mestiere,
di questa lurida accozzaglia
di infimi psicotici
che vivono
saltando di nuvola in nuvola
come bimbi
di scoglio in scoglio
sui precipizi
più brutali.
Cos’è per gli animali,
la Morte?
E’ come per noi
la cancellazione
delle sinapsi?
Dimmi, tu che vivi
in queste erbacce
tanto dolci quanto amare,
dimmi, temono la morte?
O per loro è solo un secondo
di misero dolore?
Io non so,
ma al pensiero
il freddo mi fa già tremare
come in una notte d’inverno
senza peli e senza coperte.
Vagherò, mia ninfa silenziosa,
sarò silente come il lupo
in attesa della preda,
elastico come il puma
pronto al salto,
brutale come l’orso
volitivo.
Vagherò per i boschi
ringhiando i miei versi,
mangiando i libri di carne
dei corpi delle prede,
assaporando il sangue
come una metafora
dolce e succulenta.
Anche questo
può diventar Poesia,
basta che la Poesia
regni in ogni gesto
di questo mondo
di merda.
III.
I tuoi capelli rossi,
raggi obliqui
di questo tramonto,
rivoli di sangue
colanti dal coniglio
smembrato,
ardenti brame
di un Poeta
dannato all’effimero
ed acre
profumo dei versi.
Si, affogherei
anche nel tuo sangue,
amerei anche
il tuo sangue,
mentre la mia sigaretta
fumante mi annerirà
i polmoni
e la Natura
udrà disgustata
la mia gola tossire
colma di catrame
mentre la tua voce
canterà
la Bellezza
e la mia l’Abominio,
l’Orrore, il Mortifero …
io ti amerò,
come l’Assassino
nel silenzio
contempla
la sua Vittima,
come Dio
che vede contorcere
gli esseri umani
negli spasmi della carne,
io ti amerò
come la Poesia
ama la Pazzia,
come la Morte
adora il Dolore,
come l’Abisso
adora l’Oblio ...
non fuggirmi.
Non amare il fiume
placido e calmo,
brillante e dolce,
non amare i cantori
d’arpa e di liuto,
non adorare le foglie
e gli alberi verdi
e rigogliosi.
Ama me,
ama il Caos
come lo amo io,
apprezza il Disordine,
il Solitario
che parla con il suo riflesso
nel fiume
come con un amico.
Forse le ere ti ricorderanno
grazie a queste parole
di muschio,
forse, mentre le tenebre
e la terra sbraneranno
i nostri scheletri,
qualcuno canterà
queste parole
con la tua stessa dolcezza,
qualche ragazzo
vedrà negli occhi
della sua amata
la tomba desiderata
come io vedo in te la mia.
Nuda nei laghetti
tutti gli animali
ti sfiorano,
ti scivolano
sulla pelle,
tranne che queste mani,
tranne che questi pensieri.
Mi sei lontana come
la Luna dal Poeta
dannato a guardarla,
contemplarla
e non toccarla.
Mi sei lontana
come una mela
in cima all’albero,
ed io ho solo artigli
spezzati
per provare a scalare
questo arbusto maledetto.
E quando in una notte
ti assopirai
nuda vicino
qualche radice,
scivolerò silenzioso
come un serpente
per morderti
ed iniettarti
il veleno del mio Amore,
per diventare
la tua ossessione,
e quando stanca
e avvelenata le forze
ti mancheranno,
ti legherò
con la canapa
all’albero,
e non potrai
fuggire la mia persecuzione.
O ninfa,
non ti lascerò fuggire
sul dorso di qualche orso,
non sarà qualche volpe
ad ingannarmi
per portarti via ...
la tua voce mi accompagnerà
fino alla morte.
A questo porta l’Amore ...
A questo porta l’Istinto ...
A questo porta la Bellezza ...
chi non prova queste sensazioni
non ama, finge.
Non fuggire ...
sono un mostro
più brutale
di una belva?
IV.
Oh Poesia, oh Arte, oh Musica,
ecco, sapevo che prima o poi
la pazzia mi avrebbe posseduto!
Ho pianto, nascosto fra i cespugli,
cercando Lei, Lei, la Ninfa fuggitiva!
L’abisso mi ha inghiottito,
ho più a cuore la Notte
che il Giorno,
apprezzo più il Buio
che la Luce.
Come si chiama
questa sensazione?
Amore, Pazzia?
Non so dire,
piansi solo due volte
nella mia vita.
Dove sei,
Angelo di carne e sangue?
Dove sei mio fantasma reale?
Dove sei mio incubo
Di respiro e voce?
Perché sei scappata?
Ti ho trasmesso timore?
Quale lupo ti ha nascosto
nella sua tana?
Chi belva ti sembrò
più dolce del mio delirio?
Quelle belve non ti amano,
ti hanno, ti posseggono,
non ti potranno mai contemplare
come solo un Poeta
può fare.
Preferisci rintanarti
fra i canini di una bestia
piuttosto che in queste
lettere di fuoco?
Preferisci la pioggia
di una foresta
al caldo di un falò
gigantesco fatto
di poesie brucianti?
Mia amata,
mia adorata,
mio idolo,
come potrò vivere
adesso senza contemplare
la Vita?
Come potrò vivere
adesso
con la Morte
negli occhi?
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