Ripristina la riga dopo lo starnuto
ché lo specchietto allude ad allodele disperate (da lavabo).
Coriandoli che non colpirono, non andarono a bersaglio
si depositano grevemente in tasche sfondate.
Ti lascio cornovaglia nel bagno e aghi di pino.
Questo il copione da mandare a memoria
se a intervistarti fosse la madama:
noi non fummo che opinioni discordanti.
Confido nella tua protesi perchè tu possa chiudere un occhio,
lasciando il cuore sul banco e ti saluto
vado ad ardere in mancanza di legna da mettere al fuoco.
Come fosse l'ennesima prima volta che vado in fumo
che guido contromano, che depongo le mie unghie su pelle sconosciuta.
Per lande desolate si argina il mattino e i confini si dipanano.
Declino all'infinito certo quieto vivere, fino all'ultimo respiro.
Poi campeggia al centro dell'anima un gigantesco Amen
come in carcere e cala il sipario delle palpebre
e ti vedo tornare dall'estero con una lima per il ferro e delle arance
nel buio strutturato della sala.
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