Pubblicato il 14/03/2019 21:26:32
ALLA PENNA Spietato come un fucile in bocca dovrebbe essere un verso, crudo come la carne di uno gnu appena maciullata dal morso di un leone, pronta a diventar pasto della fame e delle iene. Pene non devi avere, Penna, in questo secolo di smielate ipocrisie, di torte di parole per addolcire i lettori: cerca gli albori, cerca il ruggito, il latrato ed il fiato della bestia. E se per gli altri puzzerai come il marciume in un cadavere putrefatto, se tumefatto, orrido e virulento apparirà il viso di un poemetto appena uscito da una scazzottata, fra bottiglie e bestemmie, fra figlie sverginate e padri infuriati ... chi cazzo se ne frega? Prendi una sega e taglia una parola o taglia una testa: per me è festa lì dove comete danzano ai bordi di un buco nero come foglie attorno a un uragano, lì dove ruggisce una stella morente, e l'uomo si zittisce. Se la parola fosse una pistola per me uccidere sarebbe facile come bere wishkey fra due tette strette e sode, fiume d'ambra fra due grandi montagne. Corrode la mia vita un pensiero più nero dello spazio vuoto, un ignoto disgusto per ogni respiro ed ogni sospiro ... e sono lì, con occhi persi come bimbi fra le giostre in attesa che le mostre dell'universo aprano i loro cancelli: quasar quantici dolci e devastanti come spade brillanti che fendono lo spazio, universi dispersi oltre i nostri occhi, oltre il nostro pensiero. Ed è per questo che tu, penna, devi essere avida come un mitra assatanato di sangue, distruttiva come un missile, o diventare uno shuttle che mi porti via, lì dove la scia di comete della nube di Oort danza nella distruzione, come un uragano, come un piano su una strofa viscerale. Pennivendoli dell'epoca, puttane di alto borgo, non potranno mai capire che tu, Penna, brilli più nel sangue che nel miele, che il fiele sgorga dalla tua punta come il veleno dai denti di un cobra, e che hai più odore nella merda che nei fiori finti. Tu sii veemente, austera e intransigente, non piegarti mai: sei il mio unico binocolo verso le profondità dello spazio, l'unico sollievo per questo strazio che mi logora come un avvoltoio le viscere ancora calde. Loro non sanno, Penna mia, loro non sanno: potrebbero solcare l'oceano ma si accontentano di una pozzanghera.
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