È Marzo. S’infiltra più gentile
tra le ringhiere e i muri di cemento
e fende le vetrine già fiorite
un raggio di sole che gradualmente
diviene più gagliardo.
Ancora nei cortili e lungo i viali
tacere pare il platano ed il pioppo
mentre nei rosai e sul ciliegio spoglio
giacciono trepidi i nuovi boccioli
e fremono le strade.
Ma il giallo dei ranuncoli risplende
e tripudiano ormai di margherite
i prati nelle campagne ricreate.
Ricordi miei di altre primavere
che brillano altrove
e con me viaggiano verso il tramonto
ma anche qui, oggi, la stagione novella
respiro, nel bagliore di sfreccianti
lamiere che ferisce le pupille
trasognate ed ingenue.
Io cantore del duemila m’aggrappo
ai rottami d’un sonetto cercandovi
le antiche percezioni ma raccatto
un’ebbrezza fugace alienandomi
da inviso mutamento.
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