Pubblicato il 29/01/2019 15:42:14
Avevi un modo tuo dolce di colloquiare, non slogan, strepiti o altro bagaglio inutile ma l'arte di ascoltare più che gli umani discorsi il parlottare quieto delle poche foglie impigliate al ramo e il vento che sospingeva le nuvole verso sera in un brontolio strano quasi un sottofondo noto alle fusa di un gatto assonnato e tu a cui chiedevo d'insegnarmi mi rivolgevi un sorriso d'attesa, la promessa di un giorno non lontano da non rincorrere troppo per accorgersi che tutto era già svanito celermente in uno sfregolio di mordi e fuggi e la memoria sola tirando previdente il freno a mano ad accostare lenta nel discrepare appena il muro dei ricordi.
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