Pubblicato il 30/06/2009 20:29:00
Studi sull'isteria d'Impero Romano: Roma è in Ginocchio del Dr. Giuseppe Paolo Mazzarello
'Take a good look, my dear. It's a historic moment. You can tell your grandchildren how you watched the Old South disappear one night' From 'Gone With the Wind' - 1939
Non crediamo che Rossella O'Hara ignorasse la realtà. Le crisi collettive accompagnano sempre quelle interiori, i bisogni materiali ricevono desideri che risalgono al passato, emergono i ricordi delle perdite. Le donne pagano duramente il prezzo per la femminilità: sono tentate di monetizzarla che, più che svilirla, significa perderla. Di fronte all'esigenza di essere attivi, gli uomini si accorgono di quanto pesi sull'identità. Se il mondo non ti sostiene, ce la farai da solo? E', più o meno, quanto devono essersi chiesto gli imperatori Illirici di questa generazione. Lo era Gioviano che morì nei pressi di Ankara ed aprì il problema della successione. Il consesso competente fu il bivacco delle bande a Nicea che provvide ad una elezione che favorì Valentiniano. L'imperatore eletto non era sul posto e neppure lo fu, subito partendo per le regioni tra Reno e Danubio. Quivi i popoli residenti non avevano goduto delle prebende attese dalla conquista Persiana prematuramente interrotta. Si riversarono nei territori Romani e l'imperatore difese le sue proprietà. Quelle Orientali le consegnò al fratello Valente: l'impero riprendeva a sdoppiarsi.Valentiniano era un bravo soldato e risiedette a Treviri. Valente era votato alla scienza delle finanze che conosce buone vocazioni meno di quella della guerra. Egli provò a risiedere a Costantinopoli dopo avere annientato l'usurpatore Procopio. In pratica, dovette raddoppiare gli sforzi del fratello nelle terre infiammate dalle contese. Valentiniano morì e gli succedette il figlio Graziano di 8 anni che, fortunatamente, era accudito da una madre invece che dagli enti locali. La Signora non voleva fare preferenze e, così, associò al trono anche l'altro figlio Valentiniano II°. Sul trono d'Oriente nominalmente restava Valente, che materialmente nel AD 378 si trovò nei pressi di Adrianopoli. Lo svolgimento di una battaglia riassume quello di una fase storica. Valente comandava un esercito che fronteggiava quello dei Goti grande il doppio. Di spontanea volontà, gli arcieri Romani a cavallo decisero di attaccare il nemico. Si staccarono dalla loro ala sinistra, il resto della cavalleria non li seguì. Alla cavalleria Gota fu offerto un successo insperato. A sua volta, essa attaccò la fanteria Romana che era disposta immota in campo aperto. Fu un'ecatombe. Arcieri ansiosi si erano mossi anzitempo, fanti depressi non si erano mossi affatto. Dietro questo non ci furono gli errori di un imperatore strappato alla sua amata legge finanziaria ma una nazione esausta dallo spopolamento e dall'esaurimento delle risorse. La personalità imperiale fu valida anche nella circostanza avversa e lo dimostrò accettando la morte. In 'Guerra e Pace', Tolstoj spiegherà la dinamica delle azioni collettive laddove, per timore che la loro onnipotenza non esista, tutti si affannano a cercare nei singoli colpevoli e responsabili. Onnipotente è solo il Padreterno. Le preghiere a Lui rivolte provenivano ormai da entrambi gli eserciti, divisi in campo ma uniti in chiesa. Ulfila era il vescovo dei Goti e tradusse la Bibbia in Tedesco, Atanasio ritornò nella sua diocesi dimostrando di che tempra era fatto un vescovo. Ma erano veramenti perdenti gli imperatori Illirici? Adrianopoli aprì le porte Danubiane alle immigrazioni di massa e queste furono le vere vincitrici. I due fratelli imperatori andarono sufficientemente d'accordo e dire che si erano trovati, tra capo e collo, guai mica da poco. L'unità della famiglia era stata messa alla prova. La famiglia Romana, sia pure quello che rimaneva di essa, restava unita.
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