E ho pianto
Era inverno. La neve accarezzava
corpi incerti / manichini oscillanti
incartati da divise intessute
con l’ortica dei campi secchi.
Era inverno. L’amore si smarriva
tra il filo spinato di recinti
agghiacciati dal terrore
e dal sibilo del vento di tramontana.
D’orrore profumava l’aria,
acida di canti striduli
pregna di grida d’infamia
dissacrante sterminio selvaggio.
Il sole era morto sul lastricato
viscido, inzaccherato da fradici
residui putrefatti, menzogneri
testimoni della vita.
Era Auschwitz. Era lì, stampato
in un vagone vecchio, il dolore
patito da mille e più uomini
profanati da oltraggi disumani,
nella memoria di mille e più
foto in bianco e nero.
Ho provato vergogna e ho pianto…
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