Non esistono giorni festivi
né feste comandate.
Il problema
è lo spazio tra i giorni,
sono i giorni comuni.
Tornare a casa con gli occhi pesti
non conosce l’onore della sconfitta.
Le casupole di periferia
non raccontano mai
una felicità sovrabbondante
o forse non c’è casa
che l’abbia conosciuta;
sono stati
e sono giorni,
forse…
mai per davvero.
Sulle facciate cresce l’edera
indifferente
ai nostri ricordi
vive.
Una sola espressione del volto
non tradisce la confusione
too much information.
Esperire
il suono
del credersi tanti,
oppure uno.
Io
immobile in mezzo alla piazza,
forse spostato,
seduto su una panchina
scomoda come la vecchiaia
mi tiro su,
torno a casa.
Passano i bambini,
senza giocare;
passare,
trovare un passaggio,
molto meglio che andarci da soli.
Forse il sole
che non si vede
dicono non abbia occhi,
e piove,
it’s always raining
it’s raining again.
La luna e le stelle:
“Mio Dio è pieno di stelle”,
citare
e guardare da un’altra parte
non c’è altro da fare.
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