Pubblicato il 21/12/2018 11:50:13
RIME A CAZZO A te, che vuoi provare il sentire di un poeta, che vuoi modellare la creta del mio spirito con le tue mani Dolci e delicate, che non hanno Mai sfiorato merda, neanche per pulirti Il culo. A te, che vorresti Sentire il mare Che ti si smuove Dentro nei suoi uragani Ma che non senti altro che un piccolo sciacquone Che vorticoso Porta nelle fogne La tua urina. A te, che divina, nel tuo ampolloso incedere, vuoi far credere di essere speciale, come se caduta Dalla tua astrale Dimora fossi a noi Venuta, bellezza Irraggiungibile. A te, regalo questa Pezza con sopra Qualche verso e qualche rima fumosa, questa pezza bucata Dalla cenere di una sigaretta, sporca di scarpetta Nel pomodoro E di vino rupestre, ricordo del campestre Idillio dove ti ho scopato la prima volta Approfittando della tua Ubriacatura. E lo so che leggendo questa Poesia rimarrai Nobilmente scandalizzata Dal mio linguaggio gretto, onesto e leggero. E so che citeresti Antichi latini o greci, ricordando la purezza della forma dei loro testi, la solennità dei loro versi; ma anche a Orazio E Catullo giravano I coglioni, forse a Catullo Un po’ di più. E non me ne frega Più un cazzo della gente, io scrivo per me, egoisticamente per me: la poesia è diventata Uno specchio Dove mi vedo Più scarnito, più stanco E svogliato, annoiato dall'uomo, galvanizzato dai buchi neri, dai blazar e dalle tempeste Elettromagnetiche; vorrei morire e rinascere fulmine, un fotone in un fascio di luce, una truce valanga che svanga il presuntuoso Alpinista a caccia di adrenalina. A noi uomini non basta Mai chi siamo, cerchiamo sempre di più, un tocco in più di colore Sul quadro, una forchettata di più Nel piatto di spaghetti … Anche se siamo sazi, solo per ingordigia. E non sopportiamo Una giornata grigia, cascasse il sole. Ognuno abbia Ciò che vuole, mia brillante duchessa; l'ubriacone la bottiglia, il drogato la siringa, il credente la sua croce, Il suo Corano o il Gonzo ... Lascio all'uomo il suo culmine. Ma io, io vorrei rinascere Fulmine vibrante Nella tempesta, goccia d'oceano Che si frantuma Sugli scogli Schiumante di rabbia E potenza, veemenza Naturale. Vorrei rinascere pugnale, per esser estratto dalla guaina E conficcarmi come un dente Di lupo nelle viscere Di un condannato. Vorrei essere un fiato O un violino pronto A suonare Mozart, pronto a vibrare nell'aria sciabolando Come una spada Brillante e invincibile. C'è chi cerca Gloria eterna e fama, c'è chi cerca denaro o un rogo d'amore, Nella maledetta poesia ... Ma io cerco solo un sfogo, uno sfogo per questo tormento Che mi porto dentro, Fastidioso come una mosca E doloroso come un pugno Nello stomaco. Non cerco la Tosca O il Macbeth, non cerco l'Everest, La catechesi del verso ... Quindi non rompere I coglioni e prendi Queste rime a cazzo. Lascio all’uomo il suo culmine, lascio all’uomo i versi di seta e le strofe di velluto, ovunque egli si perda, in un anacoluto o in una dieta di parole, e mi tengo la mia merda.
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