Non stare a ricordarmi
d’inverni crudi e freddi
in quest’autunno che a stento viene
a confondere i gerani
in un secondo risveglio
parlami di come l’errore di un suono
modifichi il senso al suono stesso
creando imbarazzo
in chi l’orecchio prema ad un cuore
o sviando il ragionare
da sua giusta fine
Fammi riflettere su equivalenze
in questo solido mondo attorno
sul tappeto di foglie infisse al marciapiede
che crea analogo disagio
dopotutto
obbliga un accelerare alle vene del sangue
come di fronte a parole
troppo ricche di vocali troppe
Su queste case
sui muri delle quali
sebbene nel complesso ancora abitate
rami d’edera se ràmpegano
frasi di un coro
che s’acqueta al quàsitàcere
verso che viene ‘o vierno
al perdere vigore delle foglie
E la coppia d’anziani
seduta al magro parco di periferia
non cura il treno
che corre a fianco delle loro vite
e oppone il reciproco silenzio degli sguardi
al suo metallico parlare
anche la pioggia e i suoi scrosci
le sue consonanti
battenti suolo vero e asfalto
sono per ora una minaccia lontana
un fruscìo che può essere altrove
dove forse io sto andando
curioso d’altri suoni
più che d’altri domani
(tratta dalla raccolta inedita "Verba")
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