Così si rimane a volte: sospesi
tra l’incessante scorrere del giorno
e il consueto frastuono nel contorno.
Sfioriscono nel vaso i boccioli offesi
lacrimano sui rupi
i solitari arbusti.
Ma stridendo e spiegando
le ali sotto le nubi
grigie, volano incerti
i gabbiani, incitando
a venir fuori dai meandri angusti
compiendo talora giri solerti
sul Campanile, talora sugli erti
scogli riposando. E per i vetusti
sentieri quanti passi!
quanto amore e speranze!
quante angosce e tormento!
Forse non c’è catarsi
che alleggerisca il cuore.
Dalla Chiesa ora il vento
reca rintocchi remoti. Fragranza
d’azzurro intorno si sparge e il grigiore
scema, così mi coglie con stupore
l’immensità che mi figuro innanzi.
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