Pubblicato il 13/10/2018 17:13:27
Sai che ho dovuto accettare o farmi piacere questa situazione? Da tempo non scrivo di te. Quasi diventa prosa, che importa! Tanto le parole sono scheletri- fiori profumati sparati con i cannoni. Mi ricordi il mare, la montagna alle spalle, il primo giorno in veranda: lì, dove una vita stava per finire e l'altra creava circostanze in parallelo. Mi dilungo e racconto. Sei stato anche indifferente ma piacevolmente esperto; sprecando quel pezzo di straordinaria pazzia che ci teneva assemblati: come cartoni da spedizione. I tentativi di lancio sono stati più di... non saprei, metti tu un numero. Il volo... un disastro!
Mi soffermo e penso.
Tra le altre cose mi sembra che tu sia così in pace tra perfette organizzazioni. Io? Bloccata nelle mura di -ficurinia- tra tappeti di susine e piccoli fogli. Finita. Nella narrazione manca ciò per cui ho avuto la voglia di scrivere.
La mancanza diventa assenza perché non hai cercato. Solo io che ti tengo in un vaso di terracotta so che sarai alba per gli occhi ma morte nel corpo. Mi prende la banalità! Ti amo, evasione in crescendo.
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