che ne sai di queste mani
avanzate da tempo,
di questi passi a clessidra
a vendicare il mare messo di lato
degli occhi cercati di mattina
quando sfuggono come la sabbia confusa,
della cera adattata alla luna
che scrive di strade e di eternità comprata
che ne sai di giorni portati a cantilena
abbastanza lenti per continuare
senza nome,
di queste ante a misura di bagnato
delle chiavi girate a vuoto
mentre si domandano
quanti sono i chilometri lasciati,
di ogni luogo quando capita
come l’aria sotto casa
che ne sai di questo fiato
evaporato addosso ai portoni,
di finestre vissute a voce gridata
e mai nate
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