La riva
Nel fondo della notte,
a lungo l’ho guardato
il buio tremando
con tuttala paura
che mai più
facesse giorno
e fosse, la riva,
la memoria di un sogno
o un’altra vita.
La città
A chi si appresta
al finestrino e chiede:
« Che paese è questo? »
nessuno che risponda.
Erba di traversina
ai lati delle ruote;
il convoglio si muove
per la città
che ancora
non ha nome.
Il cancello
a Liana
Al cancello dei morti
si impigliò il foulard
e ancora lo conservi
assieme all’istantanea
che il tedesco gentile
ci scattò d’estate,
quella di noi più giovani
col fondo di filari bianchi.
Ad ogni ora
Guardo fuori dai vetri
laggiù dove ti amo
ad ogni ora che perdo
o mi abbandona
perché di noi
non si ricorda l’aria
che passa dentro gli anni
e non ritorna.
L’aria di lei
Oh l’aria di lei comparsa
al fondo della via,
la beata indolenza
che fa grigio febbraio
e disadorno
a chi allontana gli occhi
e non la chiama,
vana felicità senza futuro.
Preghiera
Umile nel ricordo,
così segrete vanno
le tue canzoni
al muro delle rose.
Ti sovvenga di me
nell’altra storia
ora che lasci il vuoto
a cui mi affido,
cara creatura e madre
per cui non c’è parola.
[ da Il cancello, Francesco Scarabicchi, peQuod ]