Usare
un occhio solo per volta
un occhio solo
e l’altro a riposo – se da riserva insiste
Un occhio solo
strumento minimo: scatto per archivio
d’impronte piatte – geografia ignara
di profondità di strati d’ombre
Una volta – forse pluriocchiuto – l’umano
guardava nella lontananza
annidarsi semi di ferali evoluzioni …
… forse sbagliando vaticinava
e aguzzava i denti al tempo
per mordere con essi la carne del futuro
nel ventre del possibile
Compagno di strada il rischio
aizzava vista e veglie
E poi che pieno parve il morso
fu il calcolo innalzato a salvaguardia
dai rostri della cattiva sorte
L’umano troppo umano dispose storni
sui calcoli pregressi
volendo a piacere ritmare i casi
Smarrì in quella china il fiore suo:
quella memoria occhiuta
che trapassava pungendo con il tempo
i nidi dello spazio e in guisa di lenzuoli
li sciorinava ai venti
Un occhio solo
scampato per devozione delle superfici
vi guizza sopra mancando
d’indugiare su scabrosità di polveri:
morti compiute in assenza di pianto
Un occhio solo
aliterà dal suo cielo
sulle cisti di sequele viscerose
e forse abbasserà la palpebra
per mingere una lacrima meccanica
su scagliosi viraggi
Un occhio solo
e ogni alone scabroso vagherà misconosciuto
dispersi l’inquietudine e il sospetto
da cui poteva ungulata nascere l’idea …
Anche l’ombra d’un’ombra
dissipata
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