Pubblicato il 26/10/2020 11:28:39
A volte sono tante le persone, che per un piccolo difetto o grande che sia, si complicano l’esistenza creandosi complessi da cui dipendono fino a diventarne prigionieri e questo, solo perché, magari, qualcuno ha espresso il suo punto di vista facendolo notare e pesare come legge irrevocabile. Tutto ciò, secondo il mio modesto punto di vista è sbagliato; ognuno nelle sue imperfezioni è perfetto poiché unico. Bisognerebbe prendere esempio dalla natura, dai grandi artisti, che hanno dipinto soggetti per come li vedevano; dando loro forme, che non rispecchiavano la realtà. Questo per molte persone ha suscitato riflessioni positive, ma anche negative, essendo viste come opere difettate per il proprio occhio, pur essendo capolavori.
Per esempio uno fra i tanti: Salvador Dalì, che ha dimostrato nelle sue tele, perfette, le imperfezioni delle forme, per molti ritenute strane, ma che egli ha voluto dare ai soggetti ritratti, la forma per come li vedeva e non per come fossero realmente, il che ha fatto l'unicità e la perfezione delle sue opere; dimostrando così ed affermando, involontariamente, lo stesso concetto della soggettività, stabilendo che non tutto è bello o brutto, oppure perfetto o imperfetto, accettando un’idea o una convinzione ed applicando lo stesso principio che si applica per definire l’acqua come liquido incolore, inodore e senza forma, che sposa la forma e il colore del recipiente che la contiene.
Così come per l’idea, essa prende forma col pensiero o la convinzione dal cervello che la genera. Quando un particolare, ad esempio: un bastoncino storto, primeggia e si distingue da quelli dritti e in linea come tutti gli altri, quello storto attira e converge verso di sé l'attenzione ed allo stesso tempo sottolinea l’unicità della sua natura, se così non fosse, passerebbe per un banale bastoncino uguale a tutti gli altri, noioso e senza suscitare alcun interesse. La natura è perfetta in tutte le sue imperfezioni, dai corsi d’acqua che seguono un percorso tortuoso e non lineare, ai fili d’erba di un campo che non sono di pari altezza e altre differenze, come pure le persone con i loro tratti somatici diversi, oppure alle svariate forme delle montagne e così via…
Guardandomi intorno trovo la bellezza nel tronco di un albero nodoso e secolare, di un tulipano dall'esile stelo, che non riesce a mantenere il peso della corolla aperta, facendola ciondolare a testa in giù e conferendole un aspetto da coppa a campana. Oppure ancora la lepre, con i suoi vistosi incisivi,le sue orecchie pensili e le sue zampe di lunghezza, apparentemente, sproporzionate, nell'insieme fanno di essa, un animaletto perfetto ed unico, malgrado le sue apparenti imperfezioni. Tutto questo mi fa pensare, ad un esempio, anche se il paragone può sembrare banale, che è quello del puntino nero sul foglio bianco. Proprio perché è nero e non bianco, che emerge dalla massa e riflettendoci, potrebbe diventare anche poesia... La solitudine nello splendore del bianco immacolato, in cerca del calore di uno sguardo che si accorga di lui. Per cui, puntino o neo che sia, l'imperfezione si trasforma in meraviglia.
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