Mi scrive una quercia centenaria
- ciarliera figura di famiglia -
che da secoli m’accompagna come
compositrice provetta di spartiti
per torcicolli rondoni fringuelli.
“Ti mando – dice – poche note
intonate dal coro
dei piccoli allievi – i ramoscelli –.
Maestro concertatore il vento
a battere timbro e tempo.
Noi alberi, creature sospese
tra terra e firmamento, siamo il ponte
(valicabile a scelta) delle promesse
tra voi e il fervente viale celeste.
A volte vi prendiamo in braccio
cullandovi come fanno gli antichi avi
apparsi nella brughiera del sogno.
Vi salviamo dai vostri buchi neri.
Ma voi ve ne accorgete?”
Accompagnaci, ti prego, sotto l’arco
benedetto nel vivaio del cielo.
Fa’ che le nostre labbra germoglino
il miele paziente, il fiore del sollievo.
Fa’ che l’occhio veda nel deserto
l’albero di manna sincero teso
a onorare la cattedrale del vero
contro ogni incendio di astio infetto.
Fa’ che riconosciamo l’inferno
di tutti i giorni e ne stiamo distanti
a eseguire un trepido allegretto.
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