La modernità del romanzo “L’Inferriata” consacra Laura Di Falco, autrice siciliana, una voce autorevole del panorama letterario del Novecento.
L’eleganza espressiva della prosa di Laura Di Falco ed il linguaggio metaforico la rendono una scrittrice moderna se per modernità si intende assumere un punto di vista critico nei confronti dell’esistente ed individuare nei personaggi non i depositari di certezze,ma di problematiche relative alla complessità del vivere.
Difatti l’anticonformismo,la ricerca del vero sono assunti significativi dell’opera della scrittrice siciliana a lungo dimenticata, il cui vero nome era Anna Lucia Carpinteri.
L’autrice ,figlia dell’ingegnere Francesco Carpinteri e di Clelia Alfieri,ricca proprietaria ,è una delle voci più interessanti della letteratura del ‘900. Laureata in filosofia alla scuola normale di Pisa, conobbe i più grandi intellettuali antifascisti. Alunna di Momigliano,ebbe contatti con letterati di spicco quali Walter Binni,Claudio Varese e altri. Nel 1985 si trasferì a Roma dove potè dedicarsi all’insegnamento e conoscere Felice Di Falco,funzionario dell’istituto per il commercio ,che sposerà ben presto, aderendo con il marito al partito d’azione. Nell’immediato dopoguerra inizia la sua attività di scrittura con la pubblicazione, sulla prestigiosa rivista “Il mondo”,diretta da Mario Pannunzio, dei racconti “La vicina viene in visita” e “Fra giugno e luglio”.
La produzione narrativa è costituita da otto romanzi,le cui protagoniste sono donne.
In realtà l’intera produzione della Di Falco è centrata sul tema della marginalità della donna e del suo difficile rapporto con la propria terra,la Sicilia. Ed è opportuno a tale proposito riportare il giudizio di Donatella La Monaca,in “Scrittrici siciliane del 900” <<Con intuito e profondità la scrittrice si inoltra nell’universo femminile esplorandone le fasi evolutive più delicate,dall’adolescenza alla maturità cogliendone insicurezze e contraddizioni nell’ottica di una rassegnata constatazione. Quanto in prospettiva di una voluta reattività,che pur approda ad una desolata solitudine>>2.
Il lungo viaggio di Laura Di Falco nel microcosmo femminile trae l’avvio dall’opera narrativa “Paura del giorno”,a proposito della quale Montale dirà <<un talento narrativo più che autorevole»3.
Difatti il poeta ligure a proposito delle due protagoniste femminili del romanzo,(Erina ,trascurata dai suoi genitori,piena di dubbi,introversa, e l’altra,Noemi, piacente e volitiva) affermerà:<<Due destini di “doppia e diversa innocenza” diversamente violati da un ambiente familiare “Sciocco e corrotto”>>4.
Nel 1971 la Di Falco, pubblica per Rizzoli “Miracolo d’estate ; ma l’opera da cui possiamo trarre tematiche attinenti all’attualità è il romanzo di formazione “L’inferriata” , finalista al Premio Strega, vincitore del premio “Sybaris Magna Grecia”, pubblicato per la prima volta nel 1976 e nel 2012 a cura della nipote Fausta Di Falco, con l’intenzione di far conoscere un’opera che, seppur ambientata alla fine degli Anni ’50, sia per la scrittura sia per i temi affrontati, è senza tempo.
Il centro della storia è l’antico nucleo di Siracusa che con il passare degli anni si va spopolando sempre di più. In questo luogo si svolge la vita del personaggio più interessante e problematico costruito dall’autrice: Diletta,studentessa liceale che abita un antico palazzo nello “scoglio di Ortigia”. I luoghi descritti diventano i punti focali della narrazione.
La decadenza di molti palazzi è il simbolo del degrado ambientale dell’area dello scoglio che diventa il luogo destinato ad essere abbandonato da molte famiglie di tradizione nobiliare e alto borghesi per andare ad abitare la città di cemento con i primi insediamenti industriali. Questa distruzione di Ortigia,che è destinata all’incuria e al disinteresse dei notabili del tempo è simboleggiato dal lampadario di Murano della camera gialla che era caduto e si era frantumato “…la sorte dell’immenso lampadario di Murano,gioia degli occhi al primo risveglio del mattino degli antichi marchesi che avevano abitato tanto tempo prima nel palazzo,era segnata .Una caduta di garofani gialli e di rose di vetro dello stesso colore,variegate da un leggero tono amaranto che… risplendevano ai raggi del sole con uno scintillio perfino crudele.”5
Si crea,quindi,tra la nuova e la vecchia Siracusa una sorta di “inferriata” tra mondi e realtà sociali diversi e la protagonista, in tutto l’arco della narrazione, ha un ruolo positivo. Il suo anticonformismo nei confronti di una famiglia alto borghese e “perbenista” è una denuncia delle ipocrisie e speculazioni industriali della Siracusa degli anni Sessanta. Gli altri personaggi,dal padre, amministratore dell’industria petrolchimica legato alle apparenze ,alla nonna ,la vera patriarca della famiglia la cui opinione era legge,alla madre,pervasiva nei confronti della figlia,sono lo spaccato di una società legata ad alcune convenzioni sociali, tant’è che i genitori della ragazza non tollerano il suo fidanzato, Mario,ritenuto di condizione sociale inferiore. Però, quando verrà accettato dalla famiglia , conformandosi a quella mentalità tradizionalista e maschilista, secondo cui doveva prevalere la volontà dell’uomo, Diletta comincerà a respingerlo, e ad allontanare da sé l’idea di sposarlo .Le ritornò alla mente la figura di Roberto, un suo vecchio amico : “Era stato con lui e non con Mario, che aveva fatto le prime gite in macchina, verso le rive del Ciane, fra i papiri e l’odore fresco delle piante; era con lui che aveva sperimentato i primi baci , i primi smarrimenti nelle salette pericolanti di palazzo Montalto, o nelle viuzze di Ortigia piene di malinconia.”6 Nel romanzo difatti, prevale il punto di vista di Diletta,io narrante, a metà strada tra realtà ed immaginazione ,caratterizzato da una serie di flashback,che rimandano ad un passato storico del periodo romano ai tempi di Verre o alla vicenda di Lucia che si converte a far del bene ,dopo il suo incontro con il Galileo. Il passato della vita di Lucia, che Diletta conosceva fin da bambina, affiorò nella sua mente dopo una visita all’agrumeto di famiglia, proprietà che si contendevano il padre e i suoi fratelli e lei, quando si diresse verso il pozzo : ”Bastò quel breve accenno al passato per liberare ai suoi sogni la fantasia di Diletta. (…)”Lucia abbandonò il secchio con cui aveva dato da bere allo sconosciuto e corse giù lungo la vallata fino al vicolo dove sua madre la strapazzò per l’attesa”>>(…),”Lucia non l’ascoltava neppure. Si aggirava ancora in cerca dello straniero.”Gli ho dato da bere con le mie mani” ed indicava il secchio sull’orlo del pozzo.”Scottava dalla febbre .Diceva che erano stati in molti a torturarlo,e tanti altri ancora avrebbero seguito a fare lo stesso”[…]”Non è possibile ripeteva Lucia,e l’immagine dello straniero diventava sempre più vivida ai suoi occhi,ne avvertiva l’alito accesso della febbre sul dorso della mano mentre lo aiutava a bere,rivedeva gli occhi carichi di un potere magnetico.”7.
Questa “fuga nella storia antica di Ortigia”rappresenta un momento introspettivo di ribellione ed evasione dalla realtà verso il passato mitico e classico della storia della sua città. Ormai Siracusa è una città segnata dallo sviluppo industriale selvaggio con problemi di degrado ambientale a causa dell’insediamento del gruppo petrolchimico nella zona di Priolo, a cui la Di Falco fa esplicito riferimento in una successiva sequenza del romanzo “ lungo la strada fiancheggiata dagli opifici degli stabilimenti e dalle ciminiere che lanciavano fuoco e fumo velenoso sua madre non smetteva di enumerare al futuro genero le varie industrie in cui il marito faceva parte del consiglio d’amministrazione”8e in un’altra descrive il disastro ambientale causato dall’esplosione di diversi serbatoi dello stabilimento petrolchimico, contenenti liquido infiammabile : “le onde erano diventate tutta una fiamma […] una nave cisterna, accostata al pontile per il pieno, era stata coinvolta anch’essa nell’incendio, ed ora uomini e pesci morivano insieme nell’acqua diventata incandescente.” 9
La modernità del romanzo consiste non solo nel ricorso ad originali tecniche narratologiche,alle diverse immagini oniriche ,ma principalmente nel dilemma finale Di Diletta: se rimanere o andare via dallo scoglio,simbolo della tradizione culturale e nobiliare di Siracusa, rifiutando il prevalere di loschi interessi politici , il disfacimento ambientale per vivere in una realtà diversa, lontana dai compromessi e dalla corruzione, anche a costo della solitudine. Dilemma superato nel romanzo successivo ,del 1984, “Piazza delle quattro vie” in cui si avverte maggiormente l’esperienza autobiografica della scrittrice, attraverso la narrazione dell’evoluzione intellettuale e sentimentale della giovane protagonista, Luisa . Nelle opere”La spiaggia di sabbia nera” del 1991 e “Figli e fiori”, pubblicato nel 2000 , l’autrice rivela una maturità ideativa sia nell’impianto narrativo sia in un più profondo scavo psicologico ed espressivo, vicini quasi al romanzo contemporaneo.
1 Laura Di Falco,”L’inferriata”,1976,Rizzoli editori,Milano
2 Donatella La Monaca,”Scrittrici siciliane del Novecento”,Flaccovio editore,2008
3 E.Montale,Laura Di Falco,Paura del giorno in Il secondo mestiere. Prose,I,Mondadori,Milano,1996,pp.1719-1720.
4 Ibidem
5Laura Di Falco,”L’inferriata”,1976,Rizzoli editori,Milano,pag.3
6 ivi pag.265
7 Ivi pag. 172-173
8 ivi pag 170
9 ivi pag.268
Fi.to Giuseppina Bosco
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