Avrei dovuto essere stringa al tempo
in schiere di richiami portarti a me
da un’antica selva d’oriente
e dal sognato, dalle chine aspre
dove ho lasciato un po’ della mia ombra
memoria prossima alla pelle.
Ma sempre qualcosa fugge l’impermanenza:
cosa sei per me? cosa hai fatto agli alberi
le cui gemme dispensano vaghezze di occhi interni?
Autrice delle spine, è questa l’arte
che scioglie balsami di aranci amari
tutto di me si fa apertura,
a piccoli morsi essenza e cura
sommuove il fondo, posa
dove io perfino dal corpo manco.
Poesia presente nell'antologia Proust n.7 - Il profumo del tempo
e-book n. 217 pubblicato da LaRecherche.it.
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